14 febbraio 2016 – DOMENICA «DEL SEGNO DEI 40 GIORNI NEL DESERTO»


DOMENICA 
«DEL SEGNO DEI 40 GIORNI NEL DESERTO»
I di Quaresima C

Luca 4,1-13; Deuteronomio 26,4-10; Salmo 90; Romani 10,8-13

di don Pino Germinario

des

Briton Riviere (1840-1920), Gesù nel deserto, olio su tela, , Guildhall Art Gallery, Londra

Nella tradizione biblica il deserto evoca anzitutto il cammino di liberazione di Israele dalla schiavitù dell’Egitto alla terra promessa.

Evoca anche l’esposizione estrema ai pericoli e alle forze della natura ed è una scuola severa di essenzialità: nulla di superfluo si può portare nel deserto, ma si deve portare tutto l’essenziale.

Dunque il segno del deserto ci ricorda che la nostra vita cristiana è un cammino di liberazione in cui dobbiamo scoprire e “portare con noi” ciò che è veramente essenziale, importante, duraturo, necessario per la vita eterna per un sentiero stretto che percorriamo già qui, giorno per giorno.

Il numero 40 ricorre nella Bibbia in momenti importanti della esperienza di fede del popolo di Dio e dei Profeti e nella vita di Gesù.

In generale indica il tempo necessario perchè un evento importante si compia, si perfezioni, giunga a maturazione dopo il superamento di prove, pericoli e difficoltà.

  • Il flagello del diluvio durò quaranta giorni. Noè attese altri quaranta giorni prima di toccare la terra ferma. (Gen 6 – 9)
  • dopo l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto l’antico Israele camminò per quarant’anni nel deserto verso il traguardo della terra promessa (Dt 8,1-5; Nm 14,33).
  • Il grande profeta Mosè, che guidò Israele nella traversata del deserto, trascorse quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai (Es 24, 18) durante i quali poté intravedere la gloria di Dio e ricevette la Legge, sigillo dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. In tutto questo tempo digiunò.
  • Quando gli israeliti giunsero ai limiti del deserto, Mosè inviò alcuni uomini in avanscoperta per esplorare la terra promessa, la terra di Canaan. Gli esploratori vi rimasero quaranta giorni (Nm 13,25). Ritornati dall’accampamento mostrarono al popolo i frutti di quella terra, i grappoli di uva.
  • Quaranta giorni è il tempo di prova che Israele subì dal gigante Golia fino a quando Davide, nel nome del Signore, lo vinse liberando il popolo dalla minaccia filistea (1 Sam 17,16).
  • Il profeta Elia, perseguitato dalla perfida regina Gezabele, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb (il monte Sinai), dove il Signore gli rivolse la parola e gli manifestò la sua gloria nel mormorio di un vento leggero (1Re 19,1-13).
  • Giona percorse in lungo e in largo la città di Ninive predicando: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta” (Gn 3,4). I cittadini di Ninive credettero, accolsero la predicazione di Giona e fecero penitenza evitando in questo modo il castigo divino.
  • Gesù, dopo il battesimo nel Giordano, si ritirò per quaranta giorni nel deserto dove ha pregato, ha digiunato e ha combattuto e vinto per noi le tentazioni del demonio. In seguito, gli angeli, dice san Matteo, gli si avvicinarono e lo servivano (Mt 4,1-11 e paralleli). San Leone Magno commenta che “il Signore ha voluto subire l’attacco del tentatore per difenderci con il suo aiuto e per istruirci col suo esempio”.
  • Infine quaranta sono i giorni durante i quali Cristo risorto istruì i suoi discepoli, prima di salire alla gloria del Padre ed inviare lo Spirito sulla Chiesa nascente (At 1,3).

In questo contesto si comprende come il periodo che precede la Pasqua sia stato fissato in 40 giorni:
LA QUARESIMA.

La Quaresima però non deve intendersi come il periodo di preparazione alla “festa” della Pasqua, ma come la tappa annuale del cammino di iniziazione, di formazione e di maturazione verso la NOSTRA PASQUA, il nostro pieno inserimento nella vita di Dio attraverso la nostra morte e risurrezione che ha il suo prototipo nella morte e risurrezione (nella Pasqua) di Gesù.
Gesù disse a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. (Gv 11,25-26)

 La Quaresima non è un evento a cui assistiamo dall’esterno come spettatori.
Al contrario è un processo che, come cristiani, ci coinvolge personalmente e profondamente.
Come dice l’orazione Colletta (che raccoglie in una tutte le intenzioni di preghiera dei presenti) prima delle letture di oggi, la quaresima è “il segno sacramentale della nostra conversione”.

La Quaresima è anzitutto un segnale, un invito alla conversione che lampeggia sulla strada della nostra vita cristiana, ma ha in particolare la capacità “sacramentale” cioè di aiutarci a realizzare la conversione che indica: è un segno efficace.

E’ una tappa annuale di crescita della nostra vita cristiana che ci invita a:

  • Crescere nella conoscenza del mistero di Cristo “perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell’amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza.” (Col 2,2-3)
  • Approfondire le ragioni e i valori della nostra fede:
    Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.” (Gal 3,26-28)
  • Rafforzare le basi della nostra speranza:
    adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.” (1 Pt 3,15)
  • Accogliere l’amore che Dio ha per noi e trasmetterlo agli altri:
    Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (Gv 13,34)

Gli strumenti che la Quaresima ci mette a disposizione per raggiungere questi obiettivi sono semplici ed efficaci se c’è la nostra disponibilità ad utilizzarli:

  1. Un più frequente incontro con la Parola di Dio sia nelle celebrazioni comunitarie che nella lettura e meditazione personale. Leggiamo in casa, nei momenti di calma, un libro della Bibbia (potrebbe essere il Vangelo di Luca che quest’anno utilizziamo nelle liturgie domenicali) fermandoci a riflettere, dopo ogni brano letto, su qual è il messaggio che il Signore vuole trasmettere a noi personalmente. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. (Lc 8,15)
  1. La celebrazione dei Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia per mezzo dei quali sperimentiamo personalmente l’amore e la misericordia di Dio e viviamo in piena comunione con Lui. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” (Gv 14,23)
  2. Il digiuno che deve essere inteso come mezzo per testare, sperimentare e migliorare la capacità di avere il controllo e il dominio di noi stessi. Perciò non deve essere necessariamente un digiuno alimentare, ma può essere la rinunzia temporanea, scelta liberamente, a qualsiasi elemento della nostra vita per non essere più “alla deriva e in balia delle correnti”, ma capaci di “navigare nella direzione e verso la meta che abbiamo scelto”. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto” (Mt 6,17-18)
  3. La preghiera nelle assemblee liturgiche e nella nostra camera. Ci sono molte forme di preghiera. Un esempio potrebbe essere quello di celebrare personalmente le Lodi Mattutine e i Vespri tratti dalla Liturgia delle Ore. Ciò che è importante nella preghiera non sono le formule o le parole, che possono anche essere quelle semplici che ci sgorgano dal cuore nelle varie situazioni in cui ci troviamo, ma è lo spirito con cui preghiamo. Dobbiamo “metterci in sintonia” con il Signore aprendo di fronte a Lui il nostro cuore, la nostra mente, la nostra vita, i nostri progetti, i nostri problemi, le nostre gioie e sofferenze confrontando tutto questo con Lui e con il Progetto di Amore che Lui ha per noi. “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto… Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole… perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.” (Mt 6,6-8)
  4. Le opere di carità e di misericordia perchè la nostra fede e la nostra conversione si manifestino in azioni concrete che esprimano nei fatti che abbiamo compreso quanto il Signore ci ama e sentiamo non il dovere, ma il bisogno, la necessità di trasmettere agli altri lo stesso amore. “Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te… invece non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Mt 6,2-4)


Convertiti e credi al Vangelo

Se crediamo al lieto annunzio della salvezza, crediamo anche che il Signore può aiutarci a cambiare in meglio la nostra vita.

Esaminiamo noi stessi con sincerità e serenità e individuiamo quali possono essere gli elementi concreti della nostra vita personale in cui può realizzarsi la nostra conversione.

Scegliamo ad esempio:

un elemento negativo: qualche cosa  che non va, che è sbagliato, che può far male a noi e agli altri, e impegniamoci con l’aiuto di Dio a correggerlo e a modificarlo;

un elemento positivo: qualche cosa di buono, di bello, di giusto che abbiamo fatto e impegniamoci con l’aiuto di Dio a svilupparlo e a portarlo avanti.

 

O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.
       

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