21 febbraio 2016 – Domenica «DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE»

DOMENICA

«DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

SULLA VIA DELL’ESODO A GERUSALEMME»

II di Quaresima C

Luca 9,28b-36; Genesi 15,5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3,17-4,1

di don Pino Germinario

Mosaico della Trasfigurazione, Monastero di Santa Caterina, Sinai. *

Mosaico della Trasfigurazione, Monastero di Santa Caterina, Sinai.

 

Luca nella redazione della sua opera in due volumi (Vangelo + Atti degli Apostoli)  pone Gerusalemme come centro della storia della salvezza, dove si compie il progetto di Dio.

La narrazione del vangelo “tende” continuamente verso Gerusalemme ed in particolare verso il Tempio mentre gli Atti partono da Gerusalemme per raggiungere gli estremi confini della terra.

 

Altra caratteristica di Luca è quella di intendere Gesù come il centro del tempo della salvezza che si svolge in tre fasi:

  1. L’attesa di Israele.
  2. Il compimento in Cristo.
  3. La continuazione della sua opera nella Chiesa.

Questi elementi sono importanti per comprendere meglio l’episodio della Trasfigurazione.

 

Nel suo ritiro di 40 giorni nel deserto, Gesù, affrontando e superando le tentazioni, aveva di fatto manifestato il suo modo di essere Messia  diverso da quello atteso da molti che immaginavano un Messia che avrebbe restaurato il regno politico-religioso di Israele e, con grande potenza e forza, avrebbe risolto tutti i problemi del popolo.

Egli mostra di voler essere un Messia che si affida totalmente a Dio,  servo e ministro del Regno di Dio che non è di questo mondo, venuto a portare la salvezza cioè la partecipazione alla vita stessa di Dio che si ottiene dall’incontro con Lui.

 

Subito prima della Trasfigurazione Gesù aveva annunziato chiaramente ai discepoli la sua morte e risurrezione:

«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Lc 9,22)

E lo stesso farà subito dopo la Trasfigurazione:  «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». (Lc 9,44)

 

Gesù porta con sé Pietro, Giovanni e Giacomo a pregare con Lui perchè vedano, attraverso la Trasfigurazione, che la sua morte e risurrezione è veramente il progetto di salvezza di Dio.

Gesù appare trasfigurato con Mosè ed Elia ad indicare che il suo prossimo ESODO a Gerusalemme (cioè la sua morte e risurrezione) è il compimento della Legge di Mosè e degli annunzi dei Profeti.

I discepoli, anche se “oppressi dal sonno e dalla paura” – segno della loro, come della nostra, incapacità di comprendere pienamente il progetto di salvezza di Dio – sono invitati ad ascoltare e seguire con fede Gesù perchè Egli è veramente  «il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!»

 

La Trasfigurazione è un annunzio e un segno della risurrezione che è il culmine del progetto di salvezza di Dio per tutti quelli che crederanno in Gesù:  «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». (Lc 9,23-24)

E’ proprio questo che annunzia anche Paolo nella lettera ai Filippesi (2 lettura):  La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose”.

 

Dunque il nostro cammino quaresimale deve essere quello di accogliere con fede il progetto di salvezza di Dio anche se a volte non lo comprendiamo pienamente, certi che il Signore, come ha mostrato lungo tutto il corso della storia della salvezza, è fedele alle sue promesse.

“Riconosci dunque il Signore, tuo Dio: egli è Dio, il Dio fedele, che mantiene l’alleanza e la bontà per mille generazioni con coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti” (Dt 7,9)

 

Dio grande e fedele,
che riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero,
rinsalda la nostra fede nel mistero della croce
e donaci un cuore docile,
perché nell’adesione amorosa alla tua volontà
seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio.

* ll mosaico della Trasfigurazione, con i suoi 46 metri quadrati, riveste interamente l’abside della chiesa del monastero di Santa Caterina, sito alle pendici del monte Oreb nel sito venerato come il luogo dove Dio si manifestò e parlò a Mosè nel roveto ardente.[Costruito per volere dell’imperatore Giustiniano nel IV secolo è il più antico monastero cristiano ancora esistente]. Nel mosaico bizantino, presente nel catino absidale, è raffigurato l’episodio in cui Cristo rivela la sua duplice natura umana e divina ai suoi tre primi apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni alla presenza dei profeti Elia e Mosè. Cristo è rappresentato al centro dell’abside, racchiuso in una mandorla realizzata con fasce a diversi toni di azzurro e blu. Otto raggi di luce, a tessere a foglia d’oro e d’argento, si irradiano dal Cristo andando ad illuminare gli apostoli e i profeti posti ai lati. In una composizione speculare a sinistra e a destra della mandorla, Giovanni e Giacomo, con accanto Elia e Mosè stanti, sono rappresentati inginocchiati, con le braccia aperte in segno di stupore. Pietro è steso ai piedi di Cristo. Tutti i personaggi, rappresentati più grandi del vero, sono isolati, immersi nello spazio astratto, smaterializzato dell’oro, rivolgendo il loro sguardo verso la visione. La scena è incorniciata, sul lato inferiore, da un’iscrizione dedicatoria con i nomi dei donatori e da una fascia di 19 medaglioni con busti di profeti, l’abate Longino sul lato destro e il diacono Giovanni all’estremità sinistra, e nel sottarco dai tondi con gli apostoli e gli evangelisti.

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