26 giugno 2016 – Domenica “DELLA FERMA DECISONE DI GESÙ DI METTERSI IN CAMMINO VERSO GERUSALEMME”

DOMENICA

 «DELLA FERMA DECISONE DI GESÙ DI METTERSI IN CAMMINO  VERSO GERUSALEMME

E DELLA FERMA DECISIONE RICHIESTA AI DISCEPOLI DI SEGUIRLO»

XIII del Tempo per l’Anno C

Luca 9,51-62; 1 Re 19,16b.l9-21; Salmo 15; Galati 5,1.13-18

di don Pino Germinario

25-033

Gesù cammina con i discepoli, Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna

Gesù aveva spiegato ai discepoli esterrefatti che per Lui essere il Messia significava andare incontro alla morte e alla risurrezione.

Ora  mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme (letteralmente “indurì il proprio volto per andare verso Gerusalemme”)

Gesù si mette alla testa dei suoi discepoli e si incammina decisamente e volontariamente incontro alla morte e alla risurrezione: sa esattamente quello che lo aspetta, ma è deciso a compiere fino in fondo la volontà del Padre e nulla potrà distrarlo o fermarlo nel suo cammino.

Luca evidenzia in modo particolare questo viaggio che occupa molti capitoli del suo vangelo durante i quali Gesù svolge un “corso di formazione” dei suoi discepoli di allora e di noi oggi.

La prima cosa che Gesù chiede ai suoi discepoli di ieri e di oggi è di avere, nel seguirlo, la sua stessa determinazione.

Per il discepolo nulla deve essere più importante del cammino di fede e di conversione con cui deve seguire Gesù ogni giorno.

Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. (Lc 14,26)

Le cose qui indicate sono le più care per ciascuno di noi e non c’è un invito a rifiutarle, ma si vuole stabilire una “scala di valori” al cui vertice non può essere altro che il Signore.

Ogni cosa ha il suo valore e può essere anche un grande valore, ma al di sopra di tutto e al di sopra di tutti deve essere posto il Signore.

Gesù chiede ai discepoli la stessa coerenza, determinazione, tenacia e costanza che Lui pone incamminandosi decisamente verso Gerusalemme continuando ogni giorno a muoversi in quella direzione, superando ogni difficoltà e pur sapendo che cosa a Gerusalemme lo attende.

Ciò che muove Gesù è l’amore grande che ha verso il Padre e verso gli uomini.

Ciò che Gesù chiede a noi, suoi discepoli, è un amore grande in risposta all’amore che Lui ha per noi.

Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! 35Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?

 36Come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo considerati come pecore da macello
.

37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, 39né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rom 8,34-38)

 Come discepoli di Gesù noi siamo chiamati a riporre solo in Lui tutta la nostra fede e la nostra speranza come diciamo nel salmo responsoriale:
Sei tu, Signore, l’unico mio bene.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

San Paolo nella seconda lettura ci ricorda che, come discepoli di Cristo, siamo stati chiamati a libertà. Liberi nel cuore, liberi nella mente, liberi nelle scelte, senza lasciarci condizionare da quello che gli altri fanno, pensano e dicono. Il nostro unico riferimento è l’amore che Cristo ci ha insegnato.

Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».

 

O Dio, che ci chiami a celebrare i tuoi santi misteri,
sostieni la nostra libertà
con la forza e la dolcezza del tuo amore,
perché non venga meno la nostra fedeltà a Cristo
nel generoso servizio dei fratelli.

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