10 luglio 2016 – “Va e anche tu fa’ così”
DOMENICA
DEL CRISTO CHE SI FA “PROXIMUS” (VICINISSIMO) AD OGNI UOMO
PIAGATO NEL CORPO E NELLO SPIRITO.
“VA E ANCHE TU FÀ COSÌ”
XV del Tempo Ordinario C
LUCA 10,25-37; Deuteronomio 30,10-14; Salmo 18; Colossesi 1,15-20
di don Pino Germinario
Il dottore della Legge chiede a Gesù una definizione esatta di “prossimo” in modo da poter limitare esattamente i soggetti che devono essere amati come noi stessi.
Ma Gesù, attraverso la notissima parabola del buon samaritano capovolge completamente la questione.
Non si tratta di “misurare” la maggiore o minore distanza da noi per individuare il prossimo, ma è necessario che noi ci facciamo “molto vicini” (prossimi) agli altri per poterli amare proprio come Gesù fa con ciascuno di noi.
5Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
6egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
7ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini. (Fil 2,5-7)
Il sacerdote e il levita non sono indifferenti alla situazione dell’uomo, ma passano oltre volendo osservare alla lettera una prescrizione della legge secondo la quale toccando una persona ferita o, ancor più, morta essi sarebbero “legalmente contaminati” e non potrebbero svolgere le loro funzioni se non dopo un complicato rito di purificazione.
Il buon samaritano è simbolo di Gesù che, superando la lettera della legge, vuole metterla in pratica nella sostanza e, per adempiere pienamente ad comandamento di amare il prossimo, si fa vicinissimo a quell’uomo per poterlo amare.
Tutto questo è espresso molto bene nel prefazio comune VIII:
Nella sua vita mortale
Gesù passò beneficando
e sanando tutti coloro
che erano prigionieri del male.
Ancor oggi come buon samaritano
viene accanto ad ogni uomo
piagato nel corpo e nello spirito
e versa sulle sue ferite
l’olio della consolazione
e il vino della speranza.
Quell’uomo solo, abbandonato in mezzo alla strada e ferito, è simbolo della situazione degli uomini che Gesù è venuto a curare e salvare.
È lui che si fa vicino con la sua presenza, con la sua parola, con il suo aiuto concreto, con i suoi sacramenti rappresentati dall’olio e dal vino.
È lui che “ci prende in carico” come la pecorella smarrita e ci porta all’albergo (letteralmente “al luogo che accoglie tutti”) simbolo della chiesa a cui affida il compito di continuare a prendersi cura di noi fino al suo ritorno. E paga personalmente (con la sua passione, morte e risurrezione) quanto necessario perchè possiamo essere curati e sostenuti fino ad allora.
E al suo ritorno ricompenserà l’albergatore (letteralmente “colui che accoglie tutti”) per tutto quello che avrà fatto in più per noi.
40E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». (Mt 25,40)
Il vero discepolo del Signore non è colui che recita più preghiere degli altri, ma colui che fa concretamente la volontà di Dio.
21Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: «Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?». 23Ma allora io dichiarerò loro: «Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!». (Mt 7)
Padre misericordioso,
che nel comandamento dell’amore
hai posto il compendio e l’anima di tutta la legge,
donaci un cuore attento e generoso
verso le sofferenze e le miserie dei fratelli,
per essere simili a Cristo,
buon samaritano del mondo.