17 luglio 2016 – Domenica dell’equilibrio tra la “contemplazione” di Maria e “l’attività” di Marta”

 

DOMENICA DELL’ EQUILIBRIO TRA LA “CONTEMPLAZIONE” DI MARIA
E “L’ATTIVITÁ” DI MARTA

XVI del Tempo Ordinario Anno C

Luca 10,38-42; Gènesi 18-,1-10a; Colossèsi 1,24-28

di don Pino Germinario

Gesù Marta e Maria, vetrata istoriata, Stained Glass Inc.

Gesù Marta e Maria, vetrata istoriata, Stained Glass Inc.

Luca ha riportato nel suo Vangelo l’incontro di Gesù con Marta e Maria non per invitarci a scegliere tra l’una e l’altra, ma per farci intendere che in ognuno di noi ci sono questi due aspetti della contemplazione e dell’attività e che la vera “accoglienza” del Signore nella nostra vita si realizza solo trovando un equilibrio fra esse.

Certo Maria ha scelto la parte buona come dice il testo originale e non “migliore” come dice la traduzione. Ma senza l’attività di Marta non si mangerebbe e d’altra parte se anche Maria si unisse a Marta nella preparazione delle cose si otterrebbe l’effetto paradossale che l’ospite per cui le cose si preparano rimarrebbe solo e trascurato.

Esiste un famoso scritto di Don Tonino Bello che spiega molto bene la necessità di questo equilibrio tra contemplazione e attività.

 “si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita” (Giovanni 13,4)

Secondo me questo gesto significa due cose: se non ci alziamo da tavola, se non ci alziamo da quella tavola, ogni nostro servizio è superfluo, inutile, non serve a niente. Qui arriviamo al punto nodale di tutte le nostre riflessioni, di tutta la revisione della nostra vita spirituale. Diciamo la verità: è probabile che noi si faccia un gran servizio alla gente, molta diaconia, ma spesso è una diaconia che non parte da quella tavola.

Solo se partiamo dall’eucaristia, da quella tavola, allora ciò che faremo avrà davvero il marchio di origine controllata, come dire, avrà la firma d’autore del Signore. Attenzione: non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose.

Dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione. La contemplattività, con due t, la dobbiamo recuperare all’interno del nostro armamentario spirituale. Allora comprendete bene: si alzò da tavola vuol dire la necessità della preghiera, la necessità dell’abbandono in Dio, la necessità di una fiducia straordinaria, di coltivare l’amicizia del Signore, di poter dare del tu a Gesù Cristo, di poter essere suoi intimi.

Ma alzarsi da tavola come ha fatto Gesù significa anche un’altra cosa. Significa che da quella tavola ci dobbiamo alzare: significa che non si può star lì a fare la siesta; che non è giusto consumare il tempo in certi narcisismi spirituali che qualche volta ci attanagliano anche nelle nostre assemblee.

Infatti è bello stare attorno al Signore con i nostri canti che non finiscono mai o a fare le nostre prediche. Ma c’è anche da fare i conti con la sponda della vita. Spesso, come lamenta il papa nella Chiristi fideles laici, c’è una dissociazione tra la fede e la vita.

La fede la consumiamo nel perimetro delle nostre chiese e lì dentro siamo anche bravi; ma poi non ci alziamo da tavola, rimaniamo seduti lì, ci piace il linguaggio delle pantofole, delle vestaglie, del caminetto; non affrontiamo il pericolo della strada. Bisogna uscire nella strada in modo o nell’altro.

Dunque ci vuole Marta e ci vuole Maria. Noi dobbiamo essere un po’ Marta e un po’ Maria: l’amore a Dio e l’amore al prossimo sono come due facce di una stessa medaglia: sono inseparabili.

Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono,
e producono frutto con perseveranza. (Lc 8,15)

Padre sapiente e misericordioso,
donaci un cuore umile e mite,
per ascoltare la parola del tuo Figlio
che risuona ancora nella Chiesa,
radunata nel suo nome,
e per accoglierlo e servirlo come ospite
nella persona dei nostri fratelli.

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ALMENO 84 MORTI E 100 FERITI A NIZZA SONO STATI COLPITI: I NOSTRI UOMINI LE NOSTRE DONNE E I NOSTRI BAMBINI.
UNA PREGHIERA PER CIASCUNO DI LORO E PER LE LORO FAMIGLIE.

Dobbiamo rifiutare ogni forma di fanatismo e difendere tenacemente la nostra civiltà, la nostra libertà, i nostri valori umani e cristiani.

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