4 settembre 2016 – Domenica della scelta radicale per Gesù
DOMENICA PER LA SCELTA RADICALE PER GESÚ
CHE VIENE PRIMA DI OGNI ALTRA PERSONA O COSA
XXIII del Tempo per l’Anno C
Lc 14,25-33; Sap 9,13-18b; Sal 89; Fm 9b-10.12-17
di don Pino Germinario
Durante il cammino verso Gerusalemme Gesù nota che “una folla numerosa” lo segue e si rivolge a loro con parole che, a prima vista, sembrano voler scoraggiare o addirittura allontanare quelli che lo seguono.
Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
In realtà Gesù vuole far comprendere a quelli che lo seguivano allora e a quelli che vogliono seguirlo oggi, che non si tratta di qualche cosa di superficiale o momentaneo né può essere una delle tante attività che ci possono di volta in volta attrarre o interessare.
Si tratta invece di un modo nuovo di pensare, di agire e vivere che modifica profondamente tutta la nostra esistenza e tutti nostri rapporti con le persone e le cose.
Non si tratta affatto di disprezzare tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che siamo, ma di viverlo come dono di Dio e in rapporto a Lui.
Affermato il primato di Dio, tutto il resto non scompare né si annulla, ma acquista il suo giusto posto nella scala dei valori della vita cristiana.
Il punto essenziale che Gesù vuole sottolineare è che non si può essere cristiani solo quando si sta compiendo un atto religioso mentre tutto il resto nella nostra vita procede in modo diverso o opposto alla Sua Parola.
Essere cristiani è una scelta di vita, di tutta la vita e di ogni aspetto della vita.
Essere cristiani significa stabilire un rapporto primario e centrale con Cristo avendo ben chiaro che solo con il Suo Amore, il Suo Spirito e La Sua Misericordia noi potremo diventare progressivamente cristiani.
Non esiste un cristianesimo “privato” che ciascuno adatta a sé stesso e alle sue esigenze: non è Dio che deve seguire il nostro progetto, ma siamo noi che dobbiamo comprendere e fare nostro il progetto di Dio.
Ne abbiamo un esempio nella seconda lettura: il caso di Onesimo in cui l’essere cristiani “cambia” la vita di tre persone: Paolo, Onesimo e Filemone.
Onesimo era uno schiavo fuggito dal suo padrone Filemone, amico di Paolo. Onesimo era finito in prigione dove aveva conosciuto Paolo e si era convertito a Cristo.
Tutto questo – indipendentemente dai rapporti giuridici che legano Onesimo a Filemone – cambia profondamente le loro vite e anche quella di Paolo.
Paolo chiede ad Onesimo di ritornare volontariamente dal padrone da cui era fuggito;
Paolo scrive una lettera a Filemone nella quale gli chiede, non a norma del diritto, ma a norma dell’amore cristiano, di liberare Onesimo dalla schiavitù e di accoglierlo come un amico anzi come se fosse lo stesso Paolo.
Paolo, rinunzia a tenere con sé Onesimo e lo rimanda a Filemone in attesa di quello che vorrà liberamente decidere.
Questo è un esempio concreto di quello che vuol dire essere cristiani nelle vicende quotidiane della propria vita.
Ecco come per mezzo di Cristo che è la Sapienza di Dio viene compiuto ciò che è scritto nel Libro della Sapienza (prima lettura):
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza.
O Dio, tu sai come a stento
ci raffiguriamo le cose terrestri,
e con quale maggiore fatica
possiamo rintracciare quelle del cielo;
donaci la sapienza del tuo Spirito,
perché da veri discepoli
portiamo la nostra croce ogni giorno
dietro il Cristo tuo Figlio.