11 settembre 2016 – Domenica XXIV del Tempo Ordinario C
Domenica XXIV del Tempo Ordinario C
La nostra idea sbagliata di Dio viene trasformata dalla Sua misericordia
Luca 15,1-32; Esodo 32,7-11.13-14; Sal 50; 1 Timoteo 1,12-17
di don Pino Germinario
Da una parte “il dio che voglio IO”. Dall’altra la misericordia di Dio.
E’ questo il tema della liturgia di oggi.
La religione è come l’acqua: se è pura, limpida e in movimento è la fonte di ogni vita, ma se è torbida, inquinata e stagnante può far male fino alla morte.
La ricerca di Dio, il porsi il problema di Dio, fa parte della vita di ogni persona umana, ma il risultato di questa ricerca è spesso costituita dal formarsi di una concezione di Dio fatta a nostra immagine: come noi lo pensiamo, come noi lo vogliamo e che debba rispondere alle nostre personali esigenze.
La nostra religione non si basa sulla nostra ricerca, ma su quello che Dio stesso ha rivelato. Ma anche per noi c’è sempre il rischio di una manipolazione, di un accomodamento, di una incrostazione che “aggiusti” il Dio che si è rivelato alle nostre idee e ai nostri progetti.
Nella prima lettura gli Ebrei ai piedi del monte Sinai dopo che per molti giorni Mosè non era tornato in mezzo a loro
Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”
Il toro era simbolo di potenza e fecondità e l’oro era simbolo di ricchezza.
Ecco l’idea che quel gruppo di persone si è fatta di Dio e ciò che si voleva da Lui. Potenza, fecondità e ricchezza da sfruttare e da usare.
Questo è il peccato di Israele al monte Sinai e questo può essere il nostro peccato: l’idolatria: non adorare Dio ma l’idolo che noi ci siamo fatti al suo posto, adorare l’immagine che ci piace di dio. Ognuno si fa un dio a propria somiglianza e crede di seguirlo mentre in realtà segue sé stesso!
Anche Paolo, nella seconda lettura, riconosce che in gioventù la sua religiosità era sbagliata. Credeva di essere religioso ma era un fariseo fanatico, era fissato nelle proprie idee, violento, convinto di essere un fariseo molto osservante ma era lontano dalla fede e persecutore della comunità cristiana.
Infine nella parabola del vangelo troviamo due figli: uno che vive nella casa del Padre – segno del popolo di Israele – e l’altro che si è allontanato – segno dei popoli pagani.
In realtà tutti e due sono affettivamente lontani dal Padre: il figlio maggiore SERVE il Padre per DOVERE e l’altro ha abbandonato il Padre e torna a casa per FAME.
Nelle varie fasi della nostra vita noi possiamo riconoscerci in ciascuno dei due figli: sia quando ci allontaniamo da Dio per seguire i nostri piani sia quando rimaniamo presso di Lui, ma solo pensando di poterlo utilizzare per realizzare i nostri scopi e non siamo disponibili ad accogliere come fratelli tutti quelli che Dio ama come figli.
Il Signore invece è mosso solo dall’amore: ama Israele radunato ai piedi del monte Sinai e vuole farlo progredire nel bene.
Ama Paolo e usandogli misericordia lo trasforma: Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Ama ciascuno dei due figli della parabola e ama ciascuno di noi e vorrebbe che tutti partecipassimo alla Sua festa, rispondendo al Suo amore con altrettanto amore verso di Lui e verso gli altri, nonostante i difetti e le incoerenze di ciascuno.
Chiediamo anche noi al Signore di essere trasformati dalla misericordia di Dio.
L’atteggiamento corretto e quello di chiedere a Dio la sapienza del cuore, la capacità di distinguere Dio dalla idea che noi ci siamo fatti di Lui, la capacità di conoscerlo come è veramente!
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. (Salmo Responsoriale)
O Dio, che hai creato e governi l’universo,
fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia,
per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio.
Concedi alla tua Chiesa
per i meriti del tuo Figlio,
che intercede sempre per noi,
di far festa insieme agli angeli
anche per un solo peccatore che si converte.