25 settembre 2016 – Domenica XXVI del Tempo per l’Anno C
DOMENICA XXVI del Tempo per l’Anno C
OGNI GIORNO SCEGLIAMO IL NOSTRO FUTURO
SE VOGLIAMO ESSERE BEATI O SE VOGLIAMO METTERCI NEI GUAI
Lc 16,19-31; Am 6,1a.4-7; Sal 145; 1 Tm 6,11-16
di don Pino Germinario
Luca insiste ancora sul tema della ricchezza e della povertà.
La parabola del povero Lazzaro e del ricco anonimo è un invito ad accogliere la sapienza di Dio e a vivere pienamente il presente con la mente e il cuore protesi verso il futuro. Ad aprire gli occhi per vedere e tendere le orecchie per ascoltare veramente quello che accade intorno a noi. A comprendere ciò che è veramente importante e ciò che è vano ed effimero.
L’obiettivo della parabola non è la condanna della ricchezza né l’esaltazione della povertà, ma è un invito ai farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui.(Lc 16,14) e a noi che ascoltiamo oggi la sua Parola, ma non abbiamo la volontà e il coraggio di metterla in pratica, a convertire ora la nostra mente e la nostra vita e a “rovesciare” il comune modo di pensare, di agire e di valutare le cose.
Il tempo passa e se non sapremo usare per il bene quello che Dio ci ha dato, ci ritroveremo lontani da Lui e senza di Lui: e non c’è maggiore povertà di questa.
Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo.
Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. (Ap 3,17-18)
La nostra vita è il “tempo favorevole” per fare il bene, per cambiare in meglio la nostra vita e quella degli altri.
Scriveva San Paolo ai cristiani di Corinto:
E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.
Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso.
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
Dobbiamo “dissodare” il nostro terreno per accogliere con disponibilità il seme della Parola di Dio. Non dobbiamo essere duri come la roccia su cui la Parola scivola via senza mettere radici. Né dobbiamo lasciarci soffocare dalle spine delle preoccupazioni, della ricchezza e dalle cose che ci piacciono e che ci impediscono di crescere davanti a Dio.
Dobbiamo invece essere la terra buona: coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. (Lc 8,15)
Il ricco non è condannato semplicemente per la sua ricchezza, ma perché non ha saputo prendere la vita come un dono e non ha offerto il suo aiuto al povero infermo e affamato che stava morendo alla sua porta. La ricchezza in sè non è un peccato, ma è peccato la ricchezza che permette che i poveri muoiano, è peccato la mancanza di solidarietà che divide gli uomini e consente che alcuni nuotino nell’abbondanza e altri deperiscano in un mondo di fame e di miseria.
Non è bello essere povero e malato come Lazzaro, ma Gesù sottolinea che colui che è considerato l’ultimo fra tutti e che tutti hanno abbandonato non è sconosciuto a Dio che lo chiama per nome e lo accoglie nella sua casa a differenza dell’altro il cui nome non è ricordato e che allontanandosi da Lazzaro si è allontanato da Dio.
Perciò come scriveva San Paolo a Timoteo: tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato…. conserva senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.
O Dio, che riveli la tua onnipotenza
soprattutto con la misericordia e il perdono,
continua a effondere su di noi la tua grazia,
perché, camminando verso i beni da te promessi,
diventiamo partecipi della felicità eterna.