15 gennaio 2017 – Seconda domenica del Tempo Ordinario

ECCO IL SERVO DEL SIGNORE !
ECCO IL FIGLIO DI DIO !
ECCO L’AGNELLO PASQUALE CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO !

Domenica II del Tempo Ordinario per l’Anno A

Giovanni 1,29-34; Isaia 49,3.5-6; Salmo 39; 1 Corinzi 1,1-3

di don Pino Germinario

Ecce Agnus Dei, particolare delle vetrate di Notre Dame de Chartres, XIII secolo

Ecce Agnus Dei, particolare delle vetrate di Notre Dame de Chartres, XIII secolo

Nella domenica successiva alla Festa del Battesimo del Signore, la Chiesa ogni anno, in ciascuno dei tre cicli festivi, ci propone, attraverso tre brani, il “punto di vista” del vangelo di Giovanni sul tema della manifestazione, o Epifania del Signore, all’inizio della sua attività pubblica.
Il titolo con cui Gesù viene indicato, in aramaico aveva molti significati: agnello, servo, figlio e Giovanni utilizzandolo li evoca tutti.

1. Gesù è il “servo del Signore” di cui aveva scritto il profeta Isaia (1 lettura).

«Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».

La sua missione è universale:

«È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».

2. Gesù è un uomo, ma è anche il Figlio di Dio.
Giovanni il Battista è il “testimone” che “indica” Gesù:

 “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”.
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui.
E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

3. Gesù è l’Agnello Pasquale che toglie il peccato del mondo prefigurato nell’agnello che Mosè ordinò al suo popolo di mangiare la notte della Pasqua, la cui carne avrebbe dato la forza di compiere il cammino verso la liberazione e il cui sangue avrebbe liberato gli ebrei dalla morte che l’angelo distruttore quella notte avrebbe portato su tutto l’Egitto.
La morte di Gesù avverrà nella stessa ora nella quale nel tempio venivano sacrificati gli agnelli per la Pasqua.
A Gesù non sarà spezzato alcun osso, come era stabilito per l’agnello pasquale al quale non dovevano essere spezzate le ossa.
Quindi Giovanni vede in Gesù l’agnello di Dio, colui la cui carne darà la capacità e la forza di iniziare il cammino verso la libertà, la liberazione e l’esodo, e il cui sangue salverà dalla morte definitiva. Consentirà a chi accoglie questo sangue di partecipare alla vita divina superando la morte.
Ebbene, la funzione dell’agnello di Dio, secondo Giovanni, è “colui che toglie il peccato del mondo”.
Non si tratta qui dei singoli peccati degli uomini. C’è una condizione generale di peccato che precede la venuta di Gesù e rappresenta un ostacolo alla comunicazione tra Dio e l’umanità. Questo peccato è il rifiuto dell’offerta di pienezza di vita che Dio offre all’umanità, causato dall’adesione a un sistema di tradizione, di cultura, di ideologia, di  religione che è contrario alla volontà di Dio.
L’evangelista sottolinea che, non solo lo Spirito, cioè la forza, la potenza di Dio scende su Gesù, ma su lui rimane.
L’evangelista indica Gesù come “colui che toglie il peccato del mondo” e come “colui che battezza nello Spirito Santo”.
Il peccato del mondo deve essere estirpato. Non attraverso una lotta, non attraverso una violenza. “La luce splende tra le tenebre”, la luce non combatte contro le tenebre; la luce brilla e le tenebre se ne vanno.
L’azione di Gesù è di battezzare nello Spirito Santo.
Ricevere questo battesimo significa lasciarsi impregnare, inzuppare con la pienezza della potenza divina che viene da Dio attraverso Gesù. Quindi l’azione di Gesù è comunicare ad ogni persona la sua stessa vita divina.
La santità di questo Spirito, indica la sua attività di santificare, cioè separare quanti accolgono questo Spirito, dalla sfera del male, dalla sfera delle tenebre. Quindi l’azione di Gesù è quella di comunicare il suo stesso Spirito.
Una volta che questo Spirito è accolto nella persona, diventa una sorgente zampillante che comunica, in maniera crescente, continua e traboccante, la vita divina.
Il salmo responsoriale riassume, nella preghiera, la riposta, la disponibilità della comunità cristiana ad accogliere e a seguire concretamente il Figlio di Dio venuto nel mondo.

Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato…
Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo».

Come scrive San Paolo nella seconda lettura noi siamo stati “santificati in Cristo Gesù” e “chiamati alla santità” che consiste nel compiere concretamente ogni giorno, con il suo aiuto, la volontà di Dio tenendo ferma nel nostro cuore la sua Legge.

O Padre,
che in Cristo,
agnello pasquale e luce delle genti,
chiami tutti gli uomini
a formare il popolo della nuova alleanza,
conferma in noi la grazia del battesimo
con la forza del tuo Spirito,
perché tutta la nostra vita
proclami il lieto annunzio del Vangelo.

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