Un prete che sapeva di prete
Don Franco Sasso, successore di don Cosmo, di cui ha ereditato il difficile compito di edificare la chiesa ed il complesso parrocchiale, ha dato corpo al sogno del suo predecessore, che è diventato il suo sogno, realizzato poco a poco, a prezzo di tanti sacrifici: la Chiesa, la comunità del Cuore Immacolato di Maria e l’oratorio S. Filippo Neri.
Persona caparbia, tenace, operosa, di grande umiltà, essenziale. Di generosità infinita nella cura e nella relazione. Così ha insegnato alla sua comunità il rispetto per le persone, la visita agli infermi, il conforto agli anziani, l’assistenza gli indigenti, sempre attento a salvaguardare la dignità delle persone con discrezione e delicatezza.
Sacerdote di grande fede, di autentica, intensa spiritualità. Uomo di preghiera quotidiana, ogni pomeriggio pregava nella penombra della cappella. Uomo di preghiera nel quotidiano, in dialogo continuo col Signore, capace di stupirsi come un bambino di fronte ai segni della Sua presenza, capace di ritrovarLo in ogni inaspettato, anche piccolissimo dono della vita. Uomo di preghiera del quotidiano, ci ha insegnato a salutare innanzitutto il “padrone di casa”, il Santissimo, appena arrivati in parrocchia. E nessun visitatore, anche occasionale, è mai andato via senza aver recitato insieme a lui, don Franco, almeno un’Ave Maria. Ci ha insegnato a pregare, a confessarci in profondità, a curare la nostra interiorità.
Ci ha insegnato le cose grandi, ma anche l’importanza delle piccole cose. Ci ha insegnato a combattere per i diritti di tutti, per una migliore qualità di vita: la battaglia per non far pagare il ticket sui medicinali agli anziani con una pensione minima o perché le strade antistanti la Chiesa ed i locali parrocchiali avessero un’adeguata illuminazione…Ci ha insegnato il rigore, l’onestà, il saper pagare di persona. Ci ha insegnato il valore del silenzio davanti al tabernacolo, a spegnere le luci per non sprecare, ad arrivare puntuali alle celebrazioni, ma anche a non preoccuparci del pianto di un bambino durante la Messa, da accogliere con gioia, non con fastidio.
Innamorato di Maria, la “ragazzina” che ha detto Sì, l’anawim, come la chiamava, ha sempre espresso devozione profonda alla Vergine: pregava con il rosario in mano e non mancava di andare a salutarLa ogni volta che poteva al santuario della Madonna dei Martiri. Maria, al centro del nostro mosaico in chiesa l’aveva fatta rappresentare così, non rispondente ai canoni dell’iconografia e della bellezza classica, ma donna vera, autentica nella sua umanità e perciò vicina alla vita di ciascuno di noi.
Un uomo con la talare lisa, don Franco, poco attento alla cura di sé, ma curatissimo nelle scelte di bellezza per la nostra chiesa. E’ stato di un gusto finissimo nel dotarla di alcune tra le opere più belle di arte sacra in diocesi: dal mosaico centrale al battistero, alla via Crucis, al complesso del tabernacolo, alla tomba di don Cosmo, alle splendide porte in bronzo su cui, pazientemente, ci ha fatto tante catechesi ed omelie, spiegandoci ogni immagine. Tutto un inno alla bellezza. Tutta questa bellezza per lodare Dio.
Un sacerdote fiero e felice del suo essere sacerdote. Un sacerdote che ha voluto che fossimo laici autonomi, responsabili, fedeli alla nostra vocazione. Ci ha sempre raccomandato di vivere il nostro essere ragazzi, giovani, adulti uomini e donne innanzitutto nella scuola, nella famiglia, a casa, sul lavoro e poi nel servizio in parrocchia. Un sacerdote che ha sempre preso sul serio la nostra formazione, che ha sempre preteso che tutti i gruppi esistenti in parrocchia programmassero e facessero la propria formazione, che ha sempre richiesto e letto le nostre programmazioni scritte. Ci passava continuamente libri per la nostra crescita personale. Scriveva alla sua comunità ogni settimana nei tempi liturgici forti o in particolari festività, intestando le sue lettere con “Ave Maria” e terminando con “cordialità”, prima della firma.
Continuamente in giro per il quartiere, ne conosceva ogni situazione, ogni famiglia, portone per portone. Al quartiere portava messaggi di speranza, spingendoci a uscire con lui per cantare la S. Allegrezza e per leggere per strada il Vangelo poco prima del Natale, per fare la via Crucis a fine quaresima, il rosario all’aperto alla vigilia dell’Assunta, sempre soffermandosi nei luoghi più significativi, dove era di casa la sofferenza o dove era necessario portare una carezza, il segno della vicinanza.
Un sacerdote disponibile sempre, Le tasche piene di caramelle o bigliettini con le preghiere da distribuire, i fiori dall’altare regalati ad ogni visita, gli scherzi sempre uguali, le sue battute famose. Amico fraterno per i più grandi, padre per i più giovani, severo, a volte burbero ed intransigente, dalle regole ferree, ma di una coerenza esemplare. Un esempio di vita cristiana coraggiosa, senza sconti, senza accomodamenti e compromessi. Ha condiviso le gioie e i dolori della gente della sua comunità senza parole di troppo, anche sapendo stare in silenzio, ma non facendoci mai, mai mancare la sua presenza, sempre camminandoci accanto.
Un prete che sapeva di prete. Questo è stato don Franco.
Angela Paparella