24 settembre 2017 – XXV domenica. Tempo Ordinario, Anno A
GLI ULTIMI SARANNO PRIMI E I PRIMI, ULTIMI.
BUONO È IL SIGNORE VERSO TUTTI, LA SUA TENEREZZA SI ESPANDE SU TUTTE LE CREATURE
XXV domenica. Tempo Ordinario, Anno A
Mt 20,1-16 ; Is 55,6-9 ; Sal 144; Fil 1,20c-24.27
di don Pino Germinario
Essere cristiani non è un rapporto di lavoro, è un rapporto di amore!
18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». (Lc 18)
La “logica” della vita cristiana NON è quella del “fare per avere in eredità”.
Se fosse un rapporto di lavoro sarebbe giusto che a più ore lavorate corrisponda un maggiore salario.
Gesù usa volutamente l’esempio del lavoro per “smontare” questa mentalità.
Il rapporto tra il “Padrone” e “la sua vigna” è un rapporto di amore.
1 Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle.
2Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi.
3E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi?
7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele;
gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi. (Is 5)
La chiamata di Dio rivolta ad una persona per mandarla nella sua vigna, vuol dire farla entrare nella propria famiglia, vuol dire considerarla come un figlio.
La ricompensa sta nel rapporto di amore che si instaura tra Dio e gli uomini, considerati come figli, e che si instaura tra gli uomini, considerati fratelli e figli di un unico Padre.
Se uno è un “figliol prodigo” che torna molto tardi alla casa o alla vigna del Padre non può essere oggetto di invidia perchè accolto, anche se arriva all’ultimo momento, perchè in realtà per tanto tempo è rimasto lontano e non ha potuto godere dell’amore del Padre che gli altri hanno costantemente sperimentato!
L’idea che Gesù vuole contrastare è quella di coloro che si ritengono “giusti” e pensano di “avere diritto” alla vita eterna!
15Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole. (Lc 16)
9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». (Lc 18)
In realtà non ci sono due categorie di persone: i sempre-giusti e i sempre-peccatori.
Ognuno di noi può essere giusto in un certo momento e peccatore in un altro e TUTTI abbiamo bisogno della misericordia, del perdono e dell’aiuto di Dio!
Non siamo salvati e amati per diritto ma per amore!
21Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: 22giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, 23perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. (Rm 3)
Accogliamo dunque con mente e cuore aperti la chiamata di Dio, entriamo con gioia nella vigna del suo amore e condividiamola con i nostri fratelli!
O Padre, giusto e grande
nel dare all’ultimo operaio come al primo,
le tue vie distano dalle nostre vie
quanto il cielo dalla terra;
apri il nostro cuore
all’intelligenza delle parole del tuo Figlio,
perché comprendiamo l’impagabile onore
di lavorare nella tua vigna fin dal mattino.