13 ottobre 2018 – XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

BEATI I POVERI IN SPIRITO, PERCHÉ DI ESSI È IL REGNO DEI CIELI.

Domenica XXVIII del Tempo per l’Anno B

Marco 10,17-30; Sapienza 7,7-11; Salmo 89; Ebrei 4,12-13

di don Pino Germinario

Heinrich Hofmann, Cristo e il giovane ricco

Heinrich Hofmann, Cristo e il giovane ricco

Prosegue la catechesi di Gesù che sconvolge i discepoli e anche noi. Come al solito Gesù prende spunto da ciò che accade. Un uomo gli chiede: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». L’espressione manifesta il suo modo di pensare. Egli vorrebbe conoscere il modo o più esattamente il “costo” esatto per acquistare il diritto alla vita eterna. Ritiene che, “investendo” nel modo giusto, la vita eterna gli sarà dovuta. Gesù gli ricorda i comandamenti di Dio e lui risponde che li ha osservati fin dalla sua giovinezza, ma non sembra soddisfatto di sé stesso.

Gesù da una parte lo ama perchè sta ricercando la via della salvezza, ma vuole scuotere la sua sicurezza: chi può dire di aver sempre osservato i comandamenti di Dio? Gesù gli aveva detto: Nessuno è buono, se non Dio solo.

Ricordiamo la risposta di Gesù a quelli che gli avevano portato una donna adultera: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. (Gv 8)

Perciò Gesù decide di metterlo alla prova toccandolo in quello che sa essere il suo punto debole: Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Ed ecco che la sicurezza di quell’uomo improvvisamente crolla. La proposta di Gesù non gli pare “conveniente”. Il “costo” per acquistare la vita eterna è troppo alto. Non cerca di capire o di approfondire il significato delle parole di Gesù. È solo spaventato di perdere i suoi beni. I discepoli invece, pur sconcertati dalle sue parole, insistono per approfondire il tema e così progressivamente comprenderanno che è difficile ma non impossibile per una persona ricca entrare nel regno di Dio. Il possedere dei beni non è un male anzi è utile per vivere, ma è necessario che la ricchezza venga vista come un mezzo e non come il fine di tutta la nostra vita. Se infatti diventasse il fine prenderebbe per noi il posto di Dio e orienterebbe tutte le nostre azioni e decisioni. Invece se la consideriamo un mezzo diventa per noi una possibilità, una opportunità che va amministrata con saggezza, generosità e solidarietà verso gli altri. Occorre dunque un “distacco” dalla ricchezza che in diverse situazioni può essere spirituale o materiale. Il Signore stesso – a cui nulla è impossibile – ci farà comprendere nelle diverse circostanze della nostra vita quale possa essere l’uso migliore che possiamo fare della ricchezza.

Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto

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