28 febbraio 2016 – Domenica “DELLO SCRUTARE I SEGNI DEI TEMPI E INTERPRETARLI ALLA LUCE DEL VANGELO”

Domenica “DELLO SCRUTARE I SEGNI DEI TEMPI

E INTERPRETARLI ALLA LUCE DEL VANGELO”

III di Quaresima C

Luca 13,1-9; Esodo 3,l-8a.l3-15; Salmo 102; 1 Corinzi 10,1-6.10-12

di
don Pino Germinario

“ Vetrata istoriata, Gesù discorre con i discepoli”

Vetrata istoriata, Gesù discorre con i discepoli.

Nel documento sulla Chiesa e il mondo contemporaneo intitolato “Gaudium et Spes” (gioia e speranza) del Concilio Vaticano II – che invito a leggere a questo link http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html – è scritto che i cristiani devono scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possano rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico.” (GS 4)

Questa importante affermazione del Concilio trova il suo fondamento in un passo immediatamente precedente al brano del vangelo di oggi (e nei passi paralleli degli altri vangeli come Mt 16,3):

«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: «Arriva la pioggia», e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: «Farà caldo», e così accade. 56Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? (Lc 12,54-55)

Interpretare i “segni dei tempi”, vuol dire cogliere quelle tracce che indicano l’azione di Dio il quale, nella storia, lavora per condurre gli uomini al di là della storia e che, per mezzo del Cristo risorto, agisce nel più profondo di ogni uomo al di là di ogni frontiera.

Gesù invita a valutare sinceramente il tempo in cui si vive e a giudicare con la propria retta coscienza ciò che è giusto.

“In quello stesso momento” dice il testo originale (e non in quel tempo come è stato tradotto) si presentano a Gesù per riferirgli un fatto (un segno) importante che era accaduto: il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.

Praticamente lo stanno mettendo alla prova: vogliono conoscere la sua interpretazione.

Gesù risponde aggiungendo anche un altro caso meno “politico” del primo, sul quale lo avevano interrogato, ma ugualmente tragico: “quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise”.

Gesù rifiuta anzitutto una interpretazione comune, a quei tempi e ai nostri, secondo cui Dio interviene attraverso gli uomini e altre tragiche circostanze per “punire” i peccati degli uomini.

“Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico”.

“O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico”

In diverse occasioni Gesù insegna che non è questo il modo di pensare e di agire di Dio:

“Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.” (Mt 5,44-45)

Gesù vi legge invece un segno della nostra precarietà: il nostro tempo non è illimitato.

Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere.
L’uomo: come l’erba sono i suoi giorni!
Come un fiore di campo, così egli fiorisce.
Se un vento lo investe, non è più, né più lo riconosce la sua dimora.
Ma l’amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza
e ricordano i suoi precetti per osservarli. (Sal 103,13-18)

Per questo dobbiamo convertire noi stessi e la nostra vita a ciò che è veramente essenziale e giusto.

Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. (Sal 90,12)

Se faremo questo allora non dovremo temere né le stragi di Pilato né le torri che cadono perchè il Signore della vita ci risusciterà come ha risuscitato Gesù.

“Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. 5Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!” (Lc. 12,4-7) 

Poi Gesù manifesta, con la parabola del fico infruttuoso, la pazienza e la misericordia di Dio.

La pura giustizia suggerirebbe di tagliare l’albero che non dà frutti.

Ma il vignaiolo (simbolo di Gesù che “è sempre vivo per intercedere a favore degli uomini” Eb 7,25) fa appello alla misericordia del Padrone: Lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”.

Questo tempo di grazia, di pazienza e di misericordia rappresenta tutta la nostra vita durante la quale il Signore lavora incessantemente per noi e per la nostra salvezza dandoci ogni possibilità di ritornare a Lui con tutto il cuore e, come il Padre nella parabola del figliol prodigo è sempre pronto ad accoglierci e fare festa per il nostro ritorno.

 

Padre santo e misericordioso,
che mai abbandoni i tuoi figli
e riveli ad essi il tuo nome,
infrangi la durezza della mente e del cuore,
perché sappiamo accogliere con la semplicità dei fanciulli
i tuoi insegnamenti,
e portiamo frutti di vera e continua conversione.

 

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