13 marzo 2016 – Domenica “DELLA MISERICORDIA DI DIO”
DOMENICA
DELLA MISERICORDIA DI DIO
CHE CI TIRA FUORI DALLE COSE PASSATE
E CI SPINGE VERSO UNA VITA NUOVA
V di Quaresima C
Is 43,16-21 Sal 125 Fil 3,8-14 Gv 8,1-11
di don Pino Germinario
C’è sempre un prima e un dopo il nostro incontro con il Signore.
Ognuno di noi “porta sulle spalle” il proprio passato con tutte le vicende, le esperienze, le cose belle e brutte della propria vita.
Il passato tende a condizionarci verso la ripetizione di ciò che è accaduto, verso il mantenimento dell’equilibrio precario faticosamente e dolorosamente raggiunto.
Ma il Signore è il Creatore, Colui che fa nuove tutte le cose, che non si arrende mai, che sempre opera per darci nuove occasioni, nuove possibilità, nuova speranza, nuova vita.
Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. (prima lettura)
L’incontro con il Signore ci aiuta a non rimanere prigionieri del passato e a protenderci verso nuovi orizzonti, nuove prospettive, nuovi progetti e a realizzare in pieno tutte le nostre potenzialità.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù… So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta (seconda lettura)
L’incontro con il Signore cambia la vita, segna l’inizio di una vita nuova.
Ecco a proposito quanto si legge nella Lettera agli Efesini:
17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: … 21se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, 23a rinnovarvi nello spirito della vostra mente 24e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. 25Perciò…dite ciascuno la verità al suo prossimo,…. 26Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, 27e non date spazio al diavolo. 28Chi rubava non rubi più,… 29Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano… 31Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. 32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. (Ef 4,17-31)
Non si tratta di cancellare il passato né mettere sullo stesso piano il bene e il male, ma di aprire il cuore alla speranza che, con l’aiuto di Dio, che ci ama e ci sostiene, possiamo rinnovare noi stessi e cominciare una vita nuova.
In questo contesto possiamo comprendere meglio l’atteggiamento e le parole di Gesù verso gli scribi e i farisei e verso la donna che essi avevano trascinato davanti a lui.
Gli scribi e i farisei non sono affatto preoccupati della donna, ma solo della Legge e delle Tradizioni che potrebbero essere lese sia dalla donna che da Gesù e dalle sue “strane idee”. La donna viene utilizzata da loro come uno strumento che “mettere alla prova Gesù e per avere motivo di accusarlo”.
La donna invece non dice nulla: probabilmente è terrorizzata e confusa dalla situazione in cui si è impelagata.
L’uomo che presumibilmente era stato sorpreso con lei non è stato portato davanti a Gesù e di lui non si dice nulla.
Gli scribi e i farisei sono assolutamente intransigenti sul fatto che la donna debba essere lapidata: vogliono applicare meccanicamente la Legge.
Gesù riesce a sorprenderli totalmente perchè non prova affatto a contestare la violazione della Legge, come essi si aspettavano, ma pone a loro la questione se essi si ritengano idonei e giusti per eseguire la condanna.
«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Gesù non contesta la Legge, ma vuole che sia applicata nella sostanza e non alla lettera. Il fine della norma era chiaramente indicato nel Deuteronomio: “Così estirperai il male in mezzo a te” (Dt 22,21).
La soluzione era drastica: evitare la ripetizione del male sopprimendo colui che lo aveva commesso.
Gesù vuol far comprendere agli scribi, ai farisei, alla donna, ai suoi ascoltatori e anche a noi almeno due cose:
- Che l’applicazione letterale della Legge non dovrebbe riguardare solo la donna ma tutti perchè tutti hanno dei peccati.
- Che l’obiettivo della Legge può essere raggiunto anche in un altro modo: invece di uccidere il peccatore si può convertire il peccatore! Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? (Ez 18,23)
Ed ecco il bellissimo dialogo tra Gesù e la donna in cui viene manifestata la misericordia di Dio e viene aperta la prospettiva, la speranza, la possibilità di una vita nuova sostenuta proprio dalla fiducia che il Signore ripone in lei: «Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Ricordiamo il caso di Zaccheo che si era arricchito riscuotendo le tasse per i romani: «Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». (Lc 19,5-10)
Dio di bontà, che rinnovi in Cristo tutte le cose,
davanti a te sta la nostra miseria:
tu che hai mandato il tuo Figlio unigenito
non per condannare, ma per salvare il mondo,
perdona ogni nostra colpa
e fa’ che rifiorisca nel nostro cuore
il canto della gratitudine e della gioia.