3 luglio 2016 – Domenica dei discepoli chiamati ad annunziare la presenza di Dio

DOMENICA DEI DISCEPOLI CHIAMATI AD ANNUNZIARE
LA PRESENZA DI DIO
E A PORTARE A TUTTI LA PACE DI CRISTO

XIV del Tempo per l’Anno C

Luca 10,1-12.17-20; Isaia 66,10-14c; Salmo 65; Galati 6,14-18

di don Pino Germinario

Masaccio, 1425, Cappella Brancacci

Masaccio, 1425, Cappella Brancacci

La pace di Cristo regni nei vostri cuori; la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza”.
Così abbiamo ascoltato nel versetto prima del Vangelo.
Gesù ha iniziato il suo viaggio finale verso Gerusalemme e durante il cammino prosegue la formazione dei discepoli.
Qui non sia tratta degli Apostoli ma di “altri settantadue discepoli”.
Questo è un numero simbolico che rappresenta la totalità dei discepoli di ogni luogo e di ogni tempo.
Secondo la traduzione greca della Bibbia ebraica in uso al tempo di Gesù, 72 erano i popoli della terra dopo il diluvio.
Luca sottolinea questo numero per indicare che la “missione cristiana” non è compito solo degli Apostoli, ma è dono e responsabilità di ogni discepolo in tutti gli ambienti in cui vive e verso tutti quelli che incontra.
Il fondamento della missione è dato dalla nostra esperienza di Cristo: è la Parola di Cristo che è risuonata nella nostra vita che noi discepoli siamo chiamati a trasmettere; è la  Pace di Cristo che regna nei nostri cuori che noi discepoli sono chiamati a donare.
È Cristo stesso che opera attraverso di noi. È l’opera di amore e di salvezza di Cristo che continua attraverso di noi.
La nostra gioia interiore di discepoli non deriva dalle cose che riusciamo a fare, ma perchè  “i nostri nomi sono scritti nei cieli”.
In questa missione che si compie ogni giorno della nostra vita, noi dobbiamo sapere di avere un modo di pensare e di vivere diverso da quello degli altri:  “come agnelli in mezzo a lupi”. Non dobbiamo rinunziare allo stile di vita che Gesù ci ha insegnato. Non dobbiamo diventare lupi perchè gli altri sono lupi. Dobbiamo proporre e non imporre il regno di Dio.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
Dobbiamo essere semplici e “disarmati” cioè armati solo dell’amore che Gesù ci ha insegnato. In quanto discepoli di Cristo non ci serve nient’altro.

Scriveva San Paolo ai Corinzi:
1 Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. 2Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 3Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. 4La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. (1 Cor 2,1-5)

È necessario pregare sempre il Signore perchè ci guidi ogni giorno ad essere dei buoni cristiani in tutte le situazioni e le circostanze in cui verremo a trovarci.

Scriveva San Pietro:
13E chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene? 14Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, 15ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. 16Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. 17Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, 18perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. (1 Pt 13-18)

L’azione congiunta di Cristo e dei discepoli può produrre un cambiamento profondo nella vita di coloro che accolgono la Parola con cuore retto e sincero sperimentando la pace e la consolazione del Signore come annunzia Isaia nella prima lettura:

Così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso Gerusalemme, come un fiume, la pace…
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò…
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore…
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».

O Dio, che nella vocazione battesimale
ci chiami ad essere pienamente disponibili
all’annunzio del tuo regno,
donaci il coraggio apostolico e la libertà evangelica,
perché rendiamo presente in ogni ambiente di vita
la tua parola di amore e di pace.

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