23 ottobre 2016 – Domenica “del fariseo e del pubblicano”

Domenica “del fariseo e del pubblicano”

XXX Tempo Ordinario, Anno C

NELLA PREGHIERA OCCORRE SUPERARE L’IO PER INCONTRARE DIO

Lc 18,9-14; Sir 35,12-14.16-18; Sal 33; 2 Tm 4,6-8.16-18

di don Pino Germinario

Gustave Dorè, Il fariseo e il pubblicano, Illustrazioni bibliche, incisione,1865, Parigi

Gustave Dorè, Il fariseo e il pubblicano, Illustrazioni bibliche, incisione,1865, Parigi

Io vi dico: il pubblicano, a differenza del fariseo, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Il vero discepolo del Signore è colui che  si mette in rapporto a Dio in atteggiamento di umile fede, riconoscendo la propria limitatezza di creatura e aprendosi per accogliere il dono della grazia di Dio. Solo così l’uomo viene giustificato cioè reso giusto dalla misericordia di Dio.

Nessuna persona può ritenersi giusta se esamina sinceramente la propria vita.

Invece il riconoscimento sincero dei propri peccati è la porta stretta che ci fa accedere alla misericordia di Dio che donandoci il suo Spirito e il suo Amore ci aiuta a vivere secondo la Sua giustizia.

È questo che la parabola vuole esprimere attraverso le figure del fariseo che crede di essere giusto e del pubblicano che riconosce di essere peccatore.

 15Poiché così parla l’Alto e l’Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo.
«In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi. (Is 57,15)

24Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. 25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, 26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. (Ez 36,24-27)

Così il Signore ci rende giusti se riconosciamo di essere peccatori.

Se c’è questo allora possiamo dire con il Salmo Responsoriale

Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

Anche nella prima lettura tratta dal Libro del Siracide troviamo un inno alla giustizia di Dio che non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi.

Chi segue il modo di operare di Dio sarà amato da Lui e da Lui sarà benedetto.

Leggiamo nel Vangelo di Giovanni:

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. (Gv 14,23)

Potremo allora avere anche noi la stessa fiducia manifestata da San Paolo nella prima lettura:

Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.

Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Fa’ che ci apriamo
alla confidenza nella tua misericordia
per essere giustificati nel tuo nome.

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