6 novembre 2016 – DOMENICA «DEL DIO DEI VIVENTI PERCHÈ TUTTI VIVONO PER LUI»
DOMENICA
«DEL DIO DEI VIVENTI PERCHÈ TUTTI VIVONO PER LUI»
XXXII del Tempo Ordinario, Anno C
Lc 20,27-38 ; 2 Mac 7,1-2.9-14 ; Sal 16; 2 Ts 2,16-3,5
di don Pino Germinario
Gesù è ormai giunto a Gerusalemme dove si scontra più volte con i sacerdoti del Tempio alcuni dei quali appartenevano al gruppo dei sadducei che non credevano nella risurrezione.
Profondamente conservatori e tradizionalisti, i sadducei praticavano una lettura fondamentalista delle Scritture sante, tra le quali privilegiavano la Torah (il Pentateuco: i primi cinque libri della Bibbia), mentre non consideravano i profeti e gli scritti sapienziali. E proprio perché nella Torah, mediante una sua interpretazione letterale, non si trova la resurrezione dei morti quale verità da credere, i sadducei la rigettavano, a differenza dei farisei e degli esseni, che invece la professavano come destino ultimo dei giusti.
Molti dei nostri contemporanei si dimostrano piuttosto scettici quando sentono parlare dell’immortalità dell’anima e della risurrezione dei corpi e non riescono ad immaginare che la vita possa sussistere sotto altre forme, dopo la fine dell’esistenza terrena. Anche certi cristiani, a volte, si rassegnano a questo colpo d’arresto brutale e definitivo, e non sperano più in una sopravvivenza individuale e nella risurrezione generale. Nello scetticismo che li accomuna, gli uni e gli altri ricordano i sadducei del tempo di Gesù.
Così alcuni ateniesi che ascoltavano Paolo mentre parlava all’Aeròpago (una assemblea di Atene) quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». (At 17,32)
Tornando ai sadducei, il loro obiettivo era quello di ironizzare e di mettere in ridicolo Gesù perchè credeva nella risurrezione dei morti.
Perciò essi utilizzano la cosiddetta “legge del levirato”, che autorizzava un uomo a sposare la cognata rimasta vedova e senza figli, per costruire un caso esagerato e assurdo nel tentativo di mettere in difficoltà Gesù.
Ma Gesù va molto al di sopra del piano puramente materiale in cui si muovono i suoi avversari: nel mondo della risurrezione, non sarà più necessario sposarsi e generare per sopravvivere.
Alla questione di fondo, Gesù risponde con un atto di fede in Dio, il Vivente: il Dio di un’alleanza che non può limitarsi alla durata di un’esistenza corruttibile; il Dio di coloro che ripongono in lui la propria speranza di vita.
Per Gesù, tra questo mondo e il mondo che viene c’è un contrasto radicale. Il mondo che viene è una realtà altra da quella che conosciamo: vi entreranno quanti, in base al giudizio universale da parte di Dio (cf. Mt 25,31-46), saranno ritenuti degni, i “benedetti dal Padre” (Mt 25,34).
Ecco come Gesù alza il velo sulla realtà dell’altro mondo, nella quale vi sarà una ri-creazione inimmaginabile, una trasfigurazione radicale che possiamo solo intravedere pensando agli angeli, ai messaggeri di Dio, creature non mortali, non corruttibili.
A noi dovrebbe bastare l’essere convinti che la realtà dopo la resurrezione della carne sarà comunione con Dio e con tutti gli umani e che in questa comunione nulla andrà perduto dell’amore che abbiamo vissuto, amando e accettando di essere amati. Questo ci dovrebbe bastare: un’eterna comunione d’amore, una condizione in cui non ci saranno più il pianto, il lutto, la separazione, il dolore, la morte (cf. Is 25,16; Ap 7,17; 21,4), perché saremo “figli di Dio”.
La fede nella risurrezione è un elemento fondamentale dell’essere cristiani. Chi non crede nella risurrezione non è un cristiano anche se pensa di esserlo.
Scriveva San Paolo ai Corinzi:
12Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? 13Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! 14Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. 15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. 21Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. 22Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. 23Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. (1 Cor 15,12-23)
Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché in lui tutti vivono”.
L’alleanza tra Dio e il suo popolo, tra Dio e gli uomini, è tale che nulla e nessuno potrà romperla: non certo la morte, perché egli è fedele e nella morte si presenta a noi con le braccia aperte, in attesa di prenderci con sé come figli e figlie amati per sempre.
Siamo posti di fronte al grande mistero dell’esodo pasquale: moriamo a questo mondo per essere rialzati mediante una trasfigurazione della nostra intera persona, spirito e corpo, alla vita in Cristo, nel Regno eterno dell’amore.
O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione,
davanti a te anche i morti vivono;
fa’ che la parola del tuo Figlio,
seminata nei nostri cuori,
germogli e fruttifichi in ogni opera buona,
perché in vita e in morte
siamo confermati nella speranza della gloria.