10 dicembre 2017 – II Domenica di Avvento
ORA FINALMENTE GIOVANNI ANNUNZIA:
VIENE DOPO DI ME COLUI CHE È PIÙ FORTE DI ME
EGLI VI IMMERGERÀ NELLO SPIRITO SANTO
II Domenica di Avvento, Anno B
Isaia 40,1-5.9-11; Salmo 84; 2 Pietro 3,8-14; Marco 1,1-8
di don Pino Germinario
Dopo secoli di annunzi e di attesa, alcuni segni indicano che è giunta la “pienezza dei tempi”: il Signore viene a visitare e a salvare il suo popolo.
- A Gerusalemme nel tempio il sacerdote Zaccaria diviene muto perchè non ha creduto alle parole dell’angelo del Signore sulla nascita di un figlio da lui e dalla moglie Elisabetta. La sua lingua si scioglierà alla nascita del bambino che si chiamerà Giovanni.
- Sei mesi dopo a Nazaret una ragazza di nome Maria riceve l’annunzio dell’angelo del Signore che la proclama “piena di grazia” e le propone di diventare, per opera dello Spirito Santo, la madre del Figlio di Dio. Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
- Trenta anni dopo ritroviamo Giovanni, divenuto un profeta austero e severo, sulle rive del Giordano mentre proclama un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati e annunzia:
«Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho immerso nell’acqua, ma egli vi immergerà nello Spirito Santo».
Giovanni è il messaggero, annunziato dal profeta Isaia, che precede il Signore per preparare la sua venuta.
Egli invita, non solo gli uomini del suo tempo, ma anche noi a cambiare vita e a raddrizzare il nostro “sentiero” per metterlo in linea con il percorso del Signore.
L’annunzio di Giovanni è insieme di conversione e di speranza per andare incontro al Signore che viene.
Il testo del Vangelo e la seconda lettera di S. Peltro fanno riferimento sia alla prima venuta del Signore nel Natale, sia alla seconda e definitiva venuta alla fine dei tempi.
Questo mistero del Signore che viene, unico nella sostanza, pur realizzandosi per noi in momenti storici diversi, è presente nella celebrazione liturgica che, mentre rinnova e rende attuale il primo momento, già attuatosi nella storia, annuncia e prepara il secondo, invitandoci a vivere l’attesa di questi eventi «nella santità della condotta e nella pietà» (2 Pt 3,11), per essere trovati «immacolati e irreprensibili davanti a lui, nella pace» quando egli verrà improvviso, e i cieli e la terra saranno consumati dalla sua gloria.
Questo noi proclamiamo dopo l’elevazione del Calice nella celebrazione eucaristica:
Annunziamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.