Un’amicizia “oltre ogni confine”
Autunno 2013. Nuovo anno scolastico, nuova classe.
Classe numerosa, mediamente vivace. Poi lui, Francesco, un autismo che era improvvisamente peggiorato nell’inverno precedente a causa di una brutta depressione, Francesco che finalmente acconsentiva a frequentare di nuovo la scuola, dopo un periodo in cui non aveva più voluto saperne. Francesco che si incantava a guardare i treni, che fuggiva via all’improvviso rincorrendo chissà quale pensiero.
Un anno che sembrava come un altro e che invece è stato l’inizio di una storia speciale cui ho avuto il privilegio e la fortuna di assistere, la storia di un’amicizia profonda che va oltre tutte le diversità.
Questa è la storia di un gruppo di ragazzine che non si sono fatte spaventare da un compagno apparentemente “strano” ed imprevedibile, dalle sue fughe improvvise, dai suoi silenzi o dalle parole ripetute ossessivamente, dallo sguardo apparentemente sfuggente. E’ la storia di un gruppo di ragazzine che sono state capaci di andare oltre, oltre le parole non dette, oltre la diffidenza, di tenergli la mano, di sedersi accanto a lui durante le lezioni, di accompagnarlo, di dividere la merenda, di sorridere insieme come solo delle amiche sanno fare. Ed in poco tempo sono state in grado di calmare Francesco nei suoi momenti no, più di noi docenti.
E come tutte le belle amicizie che nascono sui banchi, questa non è rimasta confinata nel perimetro della scuola. Sono cominciate le visite a casa, i pomeriggi insieme, le passeggiate al centro commerciale, e la cosa più bella è che non lo hanno mai fatto con lo spirito di essere quelle che “aiutano” o “assistono” o che fanno una buona azione ma con la gioia e l’entusiasmo di stare insieme tra amici, perché quando sono i cuori a parlarsi, stare insieme è bello al di là di tutte le differenze. Perché un’amicizia vera non ha bisogno di tante parole, di spiegazioni, di proclami, non ha bisogno di sentirsi uguali, è fatta di sguardi, di strette di mano, di carezze, di sorrisi.
Questa è la storia anche di una famiglia speciale che non è rimasta chiusa in se stessa ad affrontare una situazione difficile, che non si è ripiegata su di sé chiudendosi al mondo, è la storia di una famiglia che ha aperto le porte della sua casa a delle ragazzine appena quattordicenni (alcune all’inizio forse nemmeno quattordicenni), una famiglia che ha scommesso su un’amicizia improbabile che invece è fiorita dando frutti rigogliosi e duraturi.
È la storia di un papà ed una mamma che hanno organizzato cene, compleanni, uscite, che si sono organizzati con una macchina più grande perché potessero portare in giro anche “le amiche di Francesco”. Perché questo sono davvero. Amici. Amici oltre ogni confine. E sono certa, assolutamente certa, che come tutte le amicizie forti, questa continuerà a vivere ed a dare nuovi frutti anche tra molti anni, anche quando tra poco quelle ragazzine, ormai giovani donne, spiccheranno il volo ciascuna verso la sua meta.
Non saranno più un gruppo forse ma saranno sempre le amiche di Francesco.
Luisella Sparapano
Riportiamo qui la lettera che il papà di Francesco ha scritto per ringraziarle.
ALLE RAGAZZE DELLA 5Bs
Casa di Francesco il 23 novembre 2013, una di voi:“Io penso che se non organizziamo dei giochi Francesco si possa annoiare”.
Eri poco più di una bambina, avevi solo 13 anni, gli occhi vivaci, il viso acerbo ancora lontano dalla bellissima donna che saresti diventata. Dopo solo due mesi aver conosciuto Francesco intuivi che un contesto di conversazione libera non lo metteva a suo agio. Eri venuta a trovarlo con la tua amica inseparabile, a casa di sconosciuti che avevano un figlio strano. Le prime a venire a fargli compagnia. Ma tutto questo non vi inibiva. Una volta a casa vi sareste accorte che pure la sorellina era strana. Non potrò mai sapere se qualche insegnante vi avesse avvertito che la sorellina di Francesco fosse down. Quello che mi ricordo è che per un paio d’ore chiacchierammo amichevolmente senza imbarazzo e che ci salutammo con la promessa che ci saremmo rivisti … anche se i pasticcini alla crema pasticcera e al cioccolato non vi avevano entusiasmato. In quel periodo la tua amica non mangiava il cioccolato ed io non potevo certo sapere che voi invece amate i frollini e il pistacchio. Anche per noi eravate delle sconosciute.
Quello che allora non potevo assolutamente immaginare è quante volte voi ed altre amiche sareste tornate a trovarci e quante lasagne, pizze, passeggiate e gite indimenticabili avremmo condiviso. Tutti quei diciottesimi a cui abbiamo partecipato con Francesco quasi sempre sorridente; tutte le volte che alle vostre feste avete invitato tutta la famiglia di Francesco. Come scordare la gita in cui una di voi invitò Francesco nella vostra stanza: non venne solo perché temevo che, se avesse fatto tardi, il mattino successivo avrebbe faticato a levarsi da letto e si doveva viaggiare. Ma l’invito ci fu. Tutte le volte che lo avete aiutato a pulirsi le labbra con le salviettine e quei panini condivisi anche se uscivate alle 14:00 da scuola. Quando siamo stati insieme in vacanza. Quando non avete voluto cambiare struttura dell’alternanza scuola-lavoro, anche se era difficile da raggiungere, perché Francesco ormai era inserito. E le mille volte ancora in cui avete avuto attenzione per lui.
Questa storia è iniziata in novembre quando la natura si addormenta e sono poche le piante che fioriscono. Ma proprio allora sbocciava un fiore raro: una tenera amicizia fra un ragazzo autistico e le sue incantevoli compagne di classe. Un fiore destinato a rimanere vivo e rigoglioso per cinque anni. Grazie alle sue amiche Francesco ha avuto il privilegio di vivere qualcosa che somiglia all’adolescenza che vivono tutti: è stato preso per mano tante volte; molte volte è stato lui a cercare le mani delle amiche; ha ricevuto tanti abbracci, baci, amore reciproco. Un percorso spontaneo ed istintivo ma assolutamente costante e coerente, fondato sull’empatia e l’affettuosità.
Io credo realmente che sia stata la cosa più bella che gli potesse capitare.
Mi permetto, di conseguenza, di continuare a credere che ci si concentri troppo sull’abilitazione e troppo poco sull’organizzazione di opportunità piacevoli che possano costituire una vera ragione per vivere. Mi chiedo come mai i giorni più belli dell’anno Francesco li trascorra in gita? Forse perché è più facile incontrare la felicità in gelateria, al ristorante, nella basilica di San Pietro, nel duomo di Milano, magari con affettuosissime amiche accanto.
Intanto il tempo scorre inesorabile ed il suono dell’ultima campanella è sempre più vicino ed è impossibile raccontare in pochi minuti tutto il bene che c ’è stato ed è stato costruito quotidianamente in cinque anni.
Ora è giusto che ognuna di voi si prepari a proseguire per conto suo il percorso della propria esistenza, anche se io mi illudo che possa accadere altro. Comunque vada , vi auguro ogni bene e sono certo che porterete alle persone che incontrerete, qualunque esse siano, il valore dell’accettazione dell’altro, il valore della condivisione, della solidarietà, in una parola il valore universale dell’amore. Voi siete la parte migliore della società.
Buona fortuna.
Stefano