Natale 2020 – Un bambino è nato per noi

La nascita di Dio nel tempo con la sua venuta nel mondo, intesa sia come punto finale dell’attesa messianica dal popolo di Israele sia come salvezza per l’umanità dal popolo cristiano, è preceduta oggi come allora, da profezie, da annunci rivelatori dell’evento stesso. Isaia, profeta dell’VIII secolo a.C. più di altri profeti, ha preannunciato la venuta del Re. In particolare, in Isaia 9,1 si dice che il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Poco oltre, al v. 5 si dice che un bambino è nato per noi. Sono persuaso che questi versetti biblici propri della liturgia della notte di Natale, pur a distanza di quasi tre millenni, fotografino il tempo presente e l’evento del Natale che anche quest’anno entra nella nostra storia, si impone nella sua realtà evocatrice e chiede di essere vissuto in pienezza.

Siamo un popolo che sta camminando nelle tenebre? Credo di sì. L’umanità del 2020 nel suo cammino di storia sarà ricordata nei posteri come una grande nave colpita e affondata. C’è un virus, il COVID-19, dagli effetti planetari che sta condizionando la nostra esistenza e sta consegnando, nella dichiarata incredulità di molti e quasi nella fatalità, situazioni di buio, eventi di morte, stati d’animo tenebrosi, interminabili angosce che a volte cedono il posto a illu­sorie promesse; angosce queste dai volti più svariati, che riman­gono lì dove sono ad accompagnare uomini e donne in ogni parte della terra, smarriti e persi, incapaci quasi di futuro.

Qui e ora viene consegnata la lieta notizia: un bambino è nato per noi! La profezia di Isaia che si riferiva in particolare alla nascita di un grande re, è la profezia della successiva lettura cristiana che guarda a Gesù Cristo, l’Emmanuele, il Dio con noi. Nascerà e conti­nua a nascere nella figura di un neonato, ossia di un bambino ap­pena nato. Egli risolleverà le sorti della storia; cambierà le tenebre in luce, le angosce in speranza. Non ci sarà più morte, non ci sarà più dolore, non si piangerà più; ci sarà spazio solo per la gioia e per l’esultanza della vittoria.

Credo che Dio abbia scelto di rivelarsi all’umanità di sempre attra­verso la figura di un bimbo e di un bimbo neonato, perché nessu­no dubitasse della gioia mai avuta prima, della speranza mai così sperimentata e dell’idea di un futuro mai così chiaro. Quando nasce una vita, tutti si gioisce; da quell’essere così piccolo parte una gioia incalcolabile ed esagerata che, dipanandosi dappertutto come un fiume in piena, diventa felicità per chiunque ne sia toccato o appena sfiorato rimanendone pervaso indelebilmente. Il vagito del bambino è un pianto di liberazione; non è una nenia malinconica che si canta forzatamente in situazione di dolore e di morte. Quando un bambino viene alla luce non si può non esultare di gioia; anche solo per poco tempo, anche solo per un istante; ma quell’istante è unico e rimane per sempre. Sono convinto che ogni creatura che nasce è la firma di Dio sulla parola vita! È la prova che Egli sta dalla parte dei suoi figli.È la dimostrazione che Egli non abbandona il suo popolo.

Oggi, che la storia ci sta consegnando la sua ora buia attraverso l’esperienza pesante di tutti coloro che hanno incontrato la mor­te, nella solitudine e nell’abbandono oltreché in una malattia bef­farda e bestiale insieme, proprio oggi si è chiamati a ritrovare la speranza: è il volto del Dio bambino che nasce e, in Lui, dei bambini che continuano a nascere come prodigio di una incarnazione sem­pre in atto. Un neonato ti tira la maschera, qualsiasi maschera, quella delle tue ipocrisie insieme a quella della protezione da virus. Ti chiede di sorridergli. Non ti è permesso star male. Ti fa dimen­ticare il lavoro che ogni giorno fai per la vita che cresce insieme a tutte le sconfitte per la vita che finisce. E poi, un bambino chiede di essere custodito. È la vita che si impone a te perché tu la preservi da ogni pericolo. Quella mano che non hai potuto stringere in pun­to di morte ad una persona cara, magari a tua madre per evitare il contagio, diventa come storia a ritroso, la grande mano della stessa madre che ti ha accarezzato nei tanti punti della tua vita.

I fotogrammi dell’esistenza umana, anche della tua, sono tanti. E non è possibile separarli; non si farebbe la storia. Tra dolore e gio­ia si continua a camminare. Tra il vagito di un uomo che nasce e l’ultimo respiro di un altro che muore c’è anche la tua storia. Tieni sempre a mente il pianto di vita di un neonato, lo stupore e la me­raviglia dei bambini; ti serviranno nei momenti più tristi, ti raffor­zeranno nella convinzione che la vita, quella che nasce, quella che riesci a vivere, forse anche quella che muore, vince sempre.

Buon Natale.

Vincenzo Di Palo

 

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