IV Domenica di Quaresima – La Misericordia di Dio
IV Domenica di Quaresima (anno C) – Riflessione sulla Parola di Dio, a cura di don Luca Murolo.
Riflessioni sulla Parola di Dio
1^ Lettura: Gs. 5,9 -10–12: Dio inizia con il suo popolo un’epoca nuova di una storia in cui è possibile non solo la liberazione dal male, ma soprattutto costruire il nuovo, un futuro diverso.
2^ Lettura: 2 Cor. 5,17-23: Il ministero della riconciliazione è un compito innervato dall’amore di Cristo che sospinge S. Paolo nella sua missione verso i Corinzi. Quello che è più importante per S. Paolo, in questa lettera, è trasmettere la vita nuova in Cristo in un clima totalmente trasformato dalla sua morte e risurrezione.
3^ Lettura: Lc. 15, 1-3,11-32: La parabola del “Figliol prodigo” che il Vangelo propone è molto nota, descrive l’atteggiamento di un padre, immagine di Dio, a confronto con l’atteggiamento opposto dei suoi due figli. La comunione, nell’immagine di un banchetto, al quale sono invitati è per loro una grande sfida, faranno festa insieme? Accetteranno di sedersi alla tavola della misericordia preparata per loro dal Padre? Il Vangelo fa a noi la stessa proposta e attende la nostra risposta.
La cornice narrativa del vangelo che scatena l’irritazione dei farisei e degli scribi riguarda la “prassi alimentare” di Gesù: “accoglie i peccatori e mangia con loro”. Il cammino del figlio giovane della parabola inizia dalla fame: “Io qui muoio di fame”…e uno dei ritorni a casa è l’uccisione del vitello grasso e la festa che il padre organizza. Addirittura il ricordo del figlio giovane è legato al cibo: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza” e l’invidia del fratello maggiore ruota proprio attorno al segno del vitello grasso ucciso per il fratello ritornato. Il figlio giovane, raccolte le sue cose (che si era fatto avere dal padre), si allontanò di casa, partì per un paese lontano dove sperperò il suo patrimonio vivendo da dissoluto. Spese tutto e si ridusse a mettersi a servizio di uno che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci… Allora rientrò in se stesso (vuol dire che prima era fuori di sé) e decise di tornare a casa del padre. Questi (da notare i 5 verbi) lo vide, ne ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Ecco i segni della misericordia del padre che lo accoglie lo riveste del vestito più bello e gli fa mettere l’anello al dito e i sandali ai piedi. Lo riveste della dignità di figlio. Fa festa per lui e con lui perché era perduto ed era stato ritrovato.
L’invidia del figlio maggiore che era rimasto in casa e dice al padre, riferendosi al figlio che è tornato: “A me che ti servo da tanti anni, e ti ho sempre obbedito, non mi hai mai dato un capretto per far festa con gli amici”. Dice ti servo, vuol dire che era in casa non come un figlio, ma con l’animo del servo.
I due fratelli sono accomunati da questa nota: la incapacità di riconoscere il vero volto del padre. La parabola descrive la misericordia come compassione . Il cuore del padre è molto materno. Gesù racconta questa parabola proprio per evidenziare l’atteggiamento suo verso di noi quando torniamo a Lui pentiti.