In preparazione al Quarantesimo / 5
Riportiamo la lettera indirizzata alla comunità da don Mimmo Amato in occasione dell’inizio del suo ministero pastorale il 22 novembre 1998, pochi mesi dopo la dedicazione della nuova Chiesa. il suo primo saluto fu indirizzato soprattutto ai giovani ed ammalati della parrocchia, per riprendere un cammino di “itineranza” della comunità, segno di pace tra le case dei suoi figli e delle sue figlie.
Con voi per essere amico e pastore
“Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ef 1, 2).
Con queste parole l’apostolo Paolo si rivolgeva ai cristiani di Efeso. Ed è con le stesse parole che io, vostro parroco, voglio rivolgermi a voi in questo nostro primo incontro; nel riconoscimento che da Dio, nostro Padre, tutto trae origine e da Lui e dal Figlio suo nello Spirito Santo si riversa su di noi ogni bontà e pace.
Devo riconoscere, care sorelle e cari fratelli, che il mistero della provvidenza mi ha condotto in mezzo a voi.
In queste settimane, prima del mio arrivo fra voi, ho incontrato tanti parrocchiani che si sono presentati con molta cordialità. Persone semplici che mi hanno incoraggiato nel ministero che mi attende.
Devo riconoscere che in questi anni di vita sacerdotale, nonostante i progetti che mi andavo facendo, e i desideri che esprimevo a me stesso, il Signore mi ha condotto su vie sue, per me imprevedibili, e da lui tracciate.
Anche questa volta è stato così; per questo io ringrazio il Signore di essere stato inviato in mezzo a voi come un fratello, riconoscente alla misteriosa volontà di Dio che mi ha condotto ad essere parroco in questa comunità che per ben 21 anni è stata condotta da don Luca, e che sento qui il dovere di ringraziare per il lungo cammino che vi ha fatto percorrere.
Una comunità che in questi anni è stata come una tenda posta tra le case degli uomini e che tale voglio che resti. È vero, ora abbiamo una casa per il Signore, luogo di raduno per la comunità, ciò nonostante la nostra parrocchia deve mantenere il suo status di itineranza. Deve continuare ad essere segno di pace tra le case dei suoi figli e delle sue figlie.
Mi è tanto dolce, poi, il titolo mariano della nostra parrocchia.
La Madonna della Pace deve ispirare ogni nostro passo, ogni nostra azione, ogni nostro impegno pastorale. Ogni persona, dalle più lontane e straniere, alle più vicine e impegnate, deve poter trovare nella comunità accoglienza e solidarietà, aiuto e comprensione, consolazione e pace.
In questi anni di sacerdozio molte volte mi sono sentito chiamare “padre”, e ogni volta ho sentito su di me la responsabilità ad essere segno della paternità di Dio. Ora col mio nuovo ministero sento ancor di più l’impegno della mia paternità spirituale.
Starò in mezzo a voi come un padre e come tale accoglietemi.
Ed ora permettetemi che mi rivolga in modo particolare ai giovani e agli ammalati.
Ai primi voglio dire che possono fin d’ora considerare la parrocchia come casa propria. Non abbiate paura ad entrarvi, nessuno vi sarà ostile, né vi imporrà gravami. Per voi, prima di tutto, la parrocchia sarà casa accogliente.
Agli ammalati, invece, voglio dire che essi sono il cuore stesso della comunità. Non vi sentite mai inutili, né di peso; sappiate che se qualcosa di buono la parrocchia riuscirà a fare nel suo impegno pastorale, non sarà per le strategie e le programmazioni, ma per le vostre preghiere, per la vostra sofferenza offerta che è preghiera gradita a Dio.
Di voi, carissimi parrocchiani, conosco solo qualcuno, ma già vi voglio bene tutti quanti, ad uno ad uno. Il mio primo impegno sarà proprio quello di conoscervi; è per questo che nelle prossime settimane busserò alla porta delle vostre case per farvi visita e presentarmi. Spero mi vogliate accogliere con semplicità, come si accoglie uno di famiglia.
A voi, cari fratelli e sorelle in Cristo, faccio l’augurio di ogni bene e “la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Fil 4, 7).
don Mimmo Amato