Lettera del parroco don Angelo Mazzone alla comunità parrocchiale per l’inizio dell’anno pastorale
Insegni la terra!
Lettera d’inizio d’anno alle sorelle e ai fratelli della Madonna della Pace
Carissime sorelle e fratelli,
ricominciamo un altro anno pastorale con tanta apprensione e anche con un po’ di pigrizia. Ne salutiamo l’inizio consapevoli di tutte la sfide e le situazioni inedite che ci aspettano nei prossimi mesi ma anche con una colpevole dose di accidia che il lockdown e la pausa estiva hanno fatto crescere dentro di noi. A livello comunitario e sociale sembriamo avvolti da una sorta di torpore e rimanere bloccati in questo limbo (in cui ciò che non sappiamo è maggiore di quello di cui siamo certi) è un rischio che avverto concreto.
L’incertezza e lo spettro dell’aumento dei contagi ci inocula una dose giornaliera di timore e il “non fare” e “non rischiare” ha la meglio sull’osare e sul riprovare. Ciò che caratterizza dunque l’inizio dell’anno pastorale è questa sorta di smarrimento che piuttosto che stimolarci a ritrovare la strada e riprendere il cammino ci blocca e rischia di sottrarci alle nostre responsabilità di uomini e soprattutto di cristiani. In questi mesi ho pensato tanto a noi e, come vi ho già detto, temo che l’emergenza sanitaria porti con sé degli strascichi pesanti oltre che dal punto di vista economico-sociale, anche dal punto di vista comunitario. L’affezione alla vita della comunità e la partecipazione ai sacramenti (già ridotta al lumicino in questi ultimi anni) ha subìto un vero e proprio tracollo in questi mesi! Alla ripresa di maggio pochissima gente è ritornata in chiesa e ancora meno ha partecipato alle messe domenicali estive… Per paura o per pigrizia non lo sapremo mai. Ciò che emerge nei fatti è che il virus del COVID-19 ne ha alimentato un altro: quello dell’indifferenza. E cosi se per il primo aspettiamo il vaccino come la manna dal cielo per il secondo ci serve più di una grazia!..
Come cristiani abbiamo però un compito che deriva dal nostro essere nel mondo come il seme nella terra, come il lievito nella pasta, come il sale della terra e la luce del mondo (Cfr. Mc 4,26-32; Lc 13,20-21; Mt 5,13-16). La nostra presenza in quest’ora della storia e di questa comunità non può lasciare indifferente il contesto in cui viviamo. Abbiamo il dovere di portare la vita in ogni senso, di trasformare in meglio l’ambiente in cui ci muoviamo e operiamo, di fare la differenza insomma.. pertanto “ricominciare” oltre che un impegno derivante dalla vita stessa, è anche un’esigenza dello Spirito.
Ho pensato che possiamo imparare dalla natura! La sua metamorfosi nello svolgersi nei suoi cicli sia paradigma della metànoia del nostro cuore. Il cambiamento dei colori e delle forme dell’ambiente che ci circonda e l’adattamento alla vita sempre nuova e diversa nei secoli e nei millenni sia l’esempio per ciascuno di noi di come “ricominciare” si può e si deve. Impariamo dalla terra, ascoltiamo cosa ci suggerisce in questo tempo di incertezza: le sue parole sono il mugghiare del vento, il mormorio della pioggia, il fragore delle slavine, lo scroscio della risacca del mare, il boato dei terremoti.
Insegnamenti della terra sono anche il tacito rinnovarsi restando uguale a se stessa, la capacità di accogliere gli improvvisi e imprevedibili sconvolgimenti che in essa accadono modificando i programmi dei suoi cicli, ecc.. Ritorniamo a questo antico racconto della terra, all’ecosofia, a quella saggezza della terra che abbiamo purtroppo dimenticato di ascoltare. Impariamo dalla terra (che di virus ne ha visti passare tanti) anche alcune categorie che ci servono per essere cristiani migliori: la fecondità e la generatività, il radicamento e la fedeltà, l’umiltà e la disponibilità, l’ospitalità e l’accoglienza.
Declineremo in questi quattro ambiti le varie attività che vivremo in questo anno. I tempi liturgici e la vita della comunità saranno riletti con queste speciali lenti che ci permetteranno di scorgere in filigrana la presenza di Dio che ha fatto il cielo e la terra. Un momento importantissimo sarà la visita pastorale del nostro Vescovo subito dopo Pasqua, il prossimo aprile.
Salga in cattedra la “terra magistra” e che il Vangelo della terra sia lampada per il cammino di questo anno.
Ci illumini con la sua luce lo Spirito di Dio che nonostante le nostre fragilità continua a rinnovare la faccia della terra (Cfr. Sal 103,30) e nonostante le nostre paure e incertezze continua ad indicarci una terra altra. Raggiungerla è la ragione sufficiente per riprendere a camminare.
Molfetta, 11 ottobre 2020
Don Angelo, parroco