LA VITE E I TRALCI

Pellegrinaggio al Santuario di Calendano

Domenica 3 maggio 2015, promosso dall’associazione Mariana della nostra parrocchia, si è svolto il pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Calendano dell’omonima frazione della città di Ruvo di Puglia. L’iniziativa, che ha registrato un’ampia partecipazione e riscosso unanimi consensi, si è sviluppata, nonostante il tempo limitato, lungo un articolato ed intenso programma che ha compreso anche una piacevole passeggiata nel centro di Ruvo, con la contestuale escursione alla Cattedrale, la visita del Museo Archeologico Nazionale Jatta e il pranzo in un caratteristico agriturismo della zona.

Inattesa ed illustre guida nel corso del giro artistico-culturale, è stato il nostro amato parroco, Don Angelo Mazzone, cui la città ha dato i natali, il quale con grande passione e insospettabile competenza, ci ha illustrato e condotto lungo l’affascinante itinerario, con dovizia di informazioni e curiosità.

Lasciata la città di Ruvo in pullman, intorno alle successive 11,30, abbiamo raggiunto il Santuario, una delle più antiche chiese dell’intero agro rubastino, immerso nello splendido e incontaminato paesaggio murgiano. Qui abbiamo partecipato alla celebrazione della Santa Messa in un’atmosfera ricca di suggestione e profonda pace. Il  passo del giorno, era tratto dal Vangelo di Giovanni 15, 1-8 “La vite e i tralci”. Nell’omelia, il padre spirituale dell’associazione, nonché nostro parroco, ha richiamato la nostra attenzione su due punti fondamentalmente, esortandoci alla riflessione.

La prima considerazione partiva dalla domanda: Perché siamo qui? La risposta appariva quasi scontata e si prestava anche ad una facile ironia. Ma il sacerdote, ci ha condotto con la sua esposizione a cogliere il significato autentico di quell’incontro, al di là degli aspetti conviviali e ludici, vale a dire, il comune amore e la devozione alla Madonna, Madre di Nostro Signore e nostra.

Il secondo spunto di riflessione, nasceva dal commento del Vangelo. Il brano sacro, infatti, distingue tra i tralci secchi da tagliare e quelli sani, che affinché possano portare più frutto, hanno bisogno di essere potati. Una metafora della vita che rappresenta le debolezze e le sofferenze umane, che rischiano di appesantire ed impoverire la nostra esistenza. La consolazione di dare un senso alla sofferenza, pensando che dal dolore possa nascere qualcosa di nuovo, di migliore e la speranza di una luce.

Al termine della Santa Messa, arricchiti nello spirito e con animo leggero, siamo partiti alla volta dell’agriturismo. Qui abbiamo pranzato serenamente, gustando piatti tipici locali e conversato amabilmente.

Esperienza di grande valenza educativa e di formazione spirituale, che ha contribuito a consolidare legami di amicizia e rafforzare il sentimento di appartenenza all’associazione.

Appuntamento all’anno prossimo!

 

di Pasqua Chiarella

 

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