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Il prossimo 19 marzo, solennità di San Giuseppe, Papa Francesco inaugurerà l’Anno “Famiglia Amoris laetitia”, un anno speciale dedicato a riscoprire il valore più autenticamente cristiano della famiglia a cinque anni dalla pubblicazione di «Amoris Laetitia», l’esortazione apostolica seguita al Sinodo dei vescovi sulla famiglia, vero e proprio inno alla bellezza e all’amore familiare.
Quasi a sancirne l’importanza, l’inizio dell’anno dedicato alla famiglia coincide con l’inizio della pandemia nel 2020, evento che ha indotto ciascuno a riscoprire il significato più vero e cristiano di questa parola, la “famiglia”. Una parola troppo spesso limitata e appesantita da orpelli e consuetudini tipiche di uno stile di vita frenetico, ma foriero di false verità e negligenze morali che sottraggono al vivere quotidiano terreno fertile a portare frutto.
L’emergenza, infatti, sembra averci catapultato, tutto ad un tratto, verso quella direzione che «Amoris Laetitia» invoca e a gran voce suggerisce, quale strada maestra per la vita di ogni famiglia cristiana, famiglia che, come Papa Francesco afferma, deve diventare laboratorio domestico di un’umanità nuova e concreta solidarietà.
È un obiettivo, questo, non certo semplice, ma a cui possiamo tendere se assumiamo come punto di riferimento quella stessa famiglia di Nazaret nella quale Gesù ha trovato un rifugio terreno sicuro nel quale crescere fatto di amore, umiltà, carità e semplicità. Sono questi i valori che devono porsi a fondamento di ogni famiglia e che liberano «da quell’individualismo esasperato che troppo spesso prevarica i rapporti e le relazioni, portando a considerare ogni componente della famiglia come un’isola», scrive Papa Francesco.
«Amoris Laetitia» (ovvero La gioia dell’amore) chiede ad ogni componente della famiglia di farsi portavoce di questa gioia che solo l’amore più puro e semplice è in grado di produrre e in nome del quale marito, moglie, figli devono agire affinché la vita di ciascuno si perfezioni e si integri armoniosamente, senza forzature nè compromessi, perché l’amore cristiano testimoniato dalla famiglia di Nazaret è donarsi, sostituire all’io il noi, al tu devi il noi possiamo.
La gioia dell’amore familiare, però, non può essere trincerata, costretta come in un circuito chiuso ma al contrario deve sapersi aprire agli altri, superare limiti e barriere, porsi al servizio del prossimo, specie il più bisognoso, per testimoniare con la propria vita, l’unica collaborazione capace di costruire un mondo migliore, cioè quella della solidarietà concreta e operosa, di cui la fede cristiana è ricolma di esempi.
Di certo la famiglia non è immune da momenti di crisi e difficoltà perché è essa stessa in divenire e come tale esposta ai pericoli e alle perturbazioni che agitano il vivere quotidiano, ma che «Amoris Laetitia» ci insegna a superare attraverso i canali del dialogo, dello starsi vicino, del perdonare, del saper chiedere scusa e soprattutto della serena adesione alla volontà di Dio perché, solo così ogni famiglia può diventare anche casa di preghiera.
a cura di
Francesca Mitolo e Giacomo Cicolella (Gruppo Famiglia parrocchiale)
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