Si era appena conclusa la controversia con la Confraternita della Concezione, quando, nel 1847, ne nasceva una nuova, sempre per l’uso della chiesa di San Bernardino tra la Confraternita del Monte di Pietà e l’Associazione di San Francesco di Paola.

 

L'ASSOCIAZIONE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

Secondo le fonti dell'epoca, nel 1847 alcuni sacerdoti secolari di Molfetta avevano costituito la «Pia Associazione dei Divoti di S. Francesco di Paola» (o “Paolotti”, come più solitamente, anche se impropriamente, venivano denominati), il cui scopo ufficiale, oltre al culto del Santo, era l’istruzione dei fanciulli delle classi sociali più umili con l’istituzione di scuole popolari. Pare, tuttavia, che l’Associazione volesse insediarsi nella chiesa di San Bernardino per spossessarne la Confraternita del Monte di Pietà e impadronirsi dell’amministrazione dell’ospedale.

Chiesto ed ottenuto il consenso della Confraternita della Pietà nel 1847, i Paolotti iniziarono a celebrare alcune funzioni religiose nella chiesa di San Bernardino all’altare dedicato a San Francesco di Paola.

Nel 1852, chiesero al Vescovo il riconoscimento come Pia Associazione per l’istruzione dei fanciulli e l’autorizzazione a celebrare le proprie funzioni religiose in quella chiesa.

 

LE CONDIZIONI DI USO DELLA CHIESA

Il Vescovo Nicola Guida concesse il riconoscimento all’Associazione di San Francesco di Paola ed invitò la Confraternita del Monte di Pietà ad aderire alla loro richiesta. Quest’ultima accolse l’esortazione del Vescovo ed espresse il proprio consenso per l’insediamento della nuova associazione nella chiesa di San Bernardino, stabilendo delle condizioni molto restrittive per l’uso del tempio.

I Paolotti dovevano officiare le proprie funzioni all’altare del Santo, tranne quella solenne per la quale si consentiva l’uso dell’altare maggiore, oltre a contribuire alle spese di manutenzione e di restauro della chiesa. Per di più, il loro padre spirituale doveva assolvere anche il compito di cappellano dell’ospedale.

Si precisava anche che l’accoglimento della richiesta doveva considerarsi soltanto come un permesso d’uso della chiesa per l’ufficiatura delle funzioni e che lo statuto dell’associazione avrebbe dovuto uniformarsi totalmente a queste condizioni.

 

IL NUOVO CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI

Il 27 novembre 1852 il Consiglio generale degli ospizi invitò il Vescovo di Molfetta a concordare con esso un nuovo calendario delle funzioni che non risultasse lesivo dei diritti delle due Confraternite preesistenti nella chiesa e ne garantisse la reciproca indipendenza, senza dare adito a situazioni di preminenza di una sulle altre, in conformità al regio rescritto del 10 aprile 1844.

Inoltre, il Consiglio precisava che questo calendario doveva formare parte integrante dello Statuto dell’Associazione dei Paolotti e che, come già chiarito con il Rescritto del 4 dicembre 1844, la Confraternita della Pietà aveva soltanto il possesso della chiesa di S. Bemardino, mentre il Sovrano ne conservava il patronato.

La Confraternita dell’Immacolata espresse subito il proprio consenso incondizionato all’insediamento dell’Associazione dei Paolotti nella chiesa e al calendario delle funzioni predisposto dal Vescovo, mentre la Confraternita della Pietà rifiutò il calendario.

 

LO STATUTO DELL'ASSOCIAZIONE

Successivamente, l’Associazione dei Paolotti redasse lo Statuto, fissando come proprio scopo fondamentale l’istruzione elementare popolare, oltre che quella religiosa, e specificando le funzioni religiose che intendeva celebrare nella chiesa di San Bernardino.

Lo Statuto fu approvato dal Vescovo Mons. Guida il 30 marzo 1859 ed ottenne il regio assenso con Decreto 11 agosto 1859 di Francesco II di Borbone, e perciò, anche il riconoscimento del diritto dell’Associazione di officiare le proprie funzioni religiose nella chiesa secondo il calendario inserito nello statuto e già approvato dal Vescovo.

Tuttavia, dal 1859 al 1868 i Paolotti continuarono a chiedere alla Confraternita della Pietà il permesso annuale per officiare le loro funzioni nella chiesa.

Intanto, nel 1866 l’Associazione di San Francesco di Paola acquistava un ulteriore titolo per l’esercizio del culto nella chiesa di San Bernardino: gli eredi della famiglia Vista le cedevano il diritto di patronato sull’altare dedicato al Santo.

Contemporaneamente, avendo la confraternita della Pietà ripreso ad ostacolare l’uso della chiesa e a rivendicare un suo presunto diritto di proprietà sulla stessa, nel 1868 i Paolotti ricorsero al Ministro dei culti per il rispetto dei propri diritti.

 

LA CHIUSURA DELLA CONTROVERSIA

Il ricorso fu risolto con Decreto 27 dicembre 1868 del Ministro che riconosceva ai Paolotti il diritto di officiare le proprie funzioni religiose nella chiesa di San Bernardino, fondandolo sia sull’assenso regio allo Statuto da essi ottenuto nel 1859, sia sul loro diritto di patronato sull’altare di San Francesco di Paola.

Quando i contrasti sembravano ormai risolti, la Confraternita della Pietà, ostinata nelle sue pretese e allo scopo di ritardare la definizione della controversia, impugnò la decisione, contestando la competenza del Ministro dei culti e invocando quella dell’autorità giudiziaria, oggetto delle proprie rivendicazioni era il diritto di proprietà della chiesa.

Con un nuovo Decreto del marzo 1870 il Ministro dei culti precisò che la controversia rientrava nella competenza amministrativa del Governo, perché la Confraternita aveva soltanto il possesso di fatto della chiesa, e neppure esclusivo, e non poteva rivendicare alcun diritto di proprietà su di essa.

Infatti, la chiesa era stata affidata alla Confraternita soltanto per uso dell’ospedale civile, e ciò non faceva venir meno il diritto di patronato regio su di essa. Questo era stato già dichiarato nel Regio Rescritto del 4 dicembre 1844 che aveva deciso la controversia tra la Confraternita della Pietà e quella della Concezione.