«Vino nuovo in otri nuovi. Per una comunità che riparte» è non solo il titolo della lettera pastorale che Mons. Cornacchia ha scritto a conclusione della visita pastorale durata due anni e inframmezzata dalla pandemia, ma soprattutto una manifestazione di intenti per questo nuovo anno pastorale (nella foto, la copertina). È un invito a rinnovare ogni dinamica della vita comunitaria della Chiesa locale, avviando un vero e proprio cammino sinodale, che sia metodo, ovvero strada per una evangelizzazione più inclusiva e dialogante.
Nelle prime pagine il Vescovo propone alcuni versi di L. Verdi incentrati sul verbo ripartiamo, quale esortazione, invito, volontà da condividere. Si riparte solo insieme, con uno sguardo rinnovato e una novità da riconoscere e confermare quotidianamente: Gesù al centro di tutto. Occorre mediare tra una prassi pastorale organizzativa e una prassi pastorale generativa: i calendari pastorali possono riempirsi solo se al centro di ogni proposta, iniziativa, progetto ci sono le persone, raggiunte nelle dimensioni delle loro vite (la scuola, il lavoro, la famiglia, la società civile, ecc).
Ascoltare allora diventa il primo passo per orientare le scelte pastorali, improntate a una fede raccolta e raccontata, vissuta e condivisa. «Diventare nuovi significa proprio questo: umanizzare gli ambienti della vita».
Punto di partenza di questo rinnovamento comunitario sono le parrocchie, con la loro vivacità e complessità, con gli organi in cui esercitarsi al dialogo, al confronto e alla democraticità per mezzo dei consigli pastorali parrocchiali, luoghi da animare con consapevolezza e in cui vivere la corresponsabilità con i sacerdoti.
Le comunità parrocchiali dovrebbero avere estrema cura di ragazzi e giovani, presente e futuro delle singole Chiese locali, radicate nel territorio, così come della dimensione vocazionale di ogni fedele, per una Chiesa aperta e missionaria, che sappia farsi carico delle povertà e delle fragilità, delle quali ci stiamo particolarmente accorgendo un po’ tutti. Se l’emergenza sanitaria ha mutato ritmi, approcci, priorità, è davvero il caso di non sprecare l’occasione per conversioni sincere e per sperimentare nuove modalità di relazione e progettazione.
Nella lettera pastorale (nella foto, uno scatto del Convegno pastorale diocesano in cui è stato presentato il documento) Mons. Cornacchia si sofferma anche sull’importanza di interagire col territorio e le istituzioni, incluse le scuole e il mondo del lavoro perché ogni luogo venga rinnovato e arricchito dalla luce cristiana. Per questo sollecita anche ad adottare uno stile comunicativo «che getta ponti» e che sia improntato alla verità. Le parole usate responsabilmente sono un gran supporto per quanti sono in difficoltà, ma «la cultura della comunicazione non si improvvisa». Sono preziose le équipe di animatori della comunicazione e della cultura nelle singole parrocchie, non solo per essere al passo con i tempi, ma per promuovere un dialogo autentico e rispettoso.
A partire da quest’anno, più intensamente che nel passato, siamo tutti invitati a compiere un cammino sinodale, attraverso tre step essenziali: ascolto, ricerca, proposta. Che tale metodo sia condiviso e attuato da tutti. La strada è lunga e articolata, ma il Signore ci sarà accanto.
Susanna M. de Candia
redattore del Settimanale Diocesano “Luce e Vita”