«La Chiesa diocesana si sentirà orfana della sua presenza fisica, ma avrà uno speciale protettore in più in paradiso. Quanti hanno ricevuto da don Francesco non una parola, ma fiumi di parole di incoraggiamento, di esortazioni, di ammonimenti, soprattutto di edificazione e di buon esempio. Pertanto, con i familiari, ringraziamo il Signore per averci donato un padre, un sacerdote di profondo spessore umano e spirituale».
Abbiamo ripreso alcune parole del Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, pronunciate in occasione delle esequie di don Francesco Gadaleta (classe 1925), per disegnare una immagine di quello che è stato non solo uno dei sacerdoti più importanti della nostra Diocesi, ma anche il primo parroco di San Bernardino, colui che ha fondato e sviluppato la nostra comunità parrocchiale (1960-1986).
«Don Francesco è stato un testimone della resurrezione, non un fossore, né un necrofono, perché ha annunziato la vittoria pasquale di Cristo Crocifisso e Risorto. teste della resurrezione ha coniugato insieme mirabilmente quello che Tommaso scrive, “pati humana pati divina”, ovvero “la passione per l’uomo, la passione per Dio”. Don Francesco era immerso nella realtà sociale. È nota la sua figura nell’interessarsi delle vicende sociali e civili, il fatto di aggiornarsi, di dare ogni mattina uno sguardo alla stampa». Le parole di Mons. Felice di Molfetta, durante l’omelia per le esequie, hanno descritto mirabilmente la figura umana e sacerdotale di don Francesco.
Senza dubbio, don Francesco, ordinato sacerdote il 10 luglio 1949 da Mons. Achille Salvucci, «è degno di quella schiera di Vescovi e presbiteri che hanno reso bella e significativamente preziosa la nostra Chiesa diocesana», la cui appartenenza ha sempre manifestato e onorato con la sua missione, probità e impegno. La sua vita, la sua sapienza e la sua concretezza sono state una “parola altra” nella inconcludenza generale.
Egli, come ha evidenziato Mons. Felice di Molfetta, è stato educatore alla fede, sapendo coniugare il bagaglio culturale della tradizione della chiesa e tutti i fremiti del Consiglio Vaticano II. In modo chiaro, concreto ed esperienziale ha educato generazioni di giovani, famiglie e adulti.
È stato anche «consolationis minister», ministro di consolazione per coloro che erano in difficoltà materiali e spirituali. «Conosceva bene la mappa della parrocchia, di tutti i fedeli. E ricordo lui come peregrino durante la visita pasquale delle famiglie – ha ricordato Mons. Felice di Molfetta -. Portava con sé un borsello e su un foglio annotava tutte le famiglie visitate, i loro componenti e le loro eventuali problematiche economiche, materiali o di salute».
Don Francesco deve essere per noi icona da imitare proprio in questo tempo di smarrimento valoriale, «anche del nostro essere presbiteri nell’attenzione ai valori alti e altri che la tradizione ci ha consegnato e che, forse, mettiamo nel dimenticatoio».
La comunità parrocchiale di San Bernardino e il parroco, don Raffaele Tatulli, esprimono sentimenti di fraterna vicinanza alla famiglia di don Francesco, assicurando una speciale preghiera per lui. E per commemorare la sua figura, la Redazione ha raccolto alcuni contributi scritti da coloro che hanno vissuto in Parrocchia durante il parrocato di don Francesco, pubblicati sul sito parrocchiale e sul numero di febbraio del giornale parrocchiale.
▶ «È vero, sì o no?», di Marino Abbattista;
▶ «Sacerdote d'altri tempi o vero esempio di sacerdote?», di Vito Palmiotti;
▶ «Don Francesco, teologia vivente sul laicato: la sua pastorale», di Vincenzo Zanzarella;
▶ «Devo dire sempre grazie al buon Dio», di Nino Messina;
▶ «Prima guida sicura e infaticabile di San Bernardino», di Nino la Martire;