«Ti fidi di me?» Fiducia, sentimento da preservare

parrocchia san bernrdino molfetta - fiducia

«Ti fidi di me? Cosa sei disposto a perdere?» Cantava così in una delle sue canzoni più celebri Lorenzo Jovanotti. La fiducia, che i Greci chiamano “pistis”, è, a seconda dei casi, la fede, la fedeltà, la credibilità, ma anche la garanzia economica offerta. È anche la personificazione della Lealtà (la dea Pistis). Il sostantivo femminile deriva dal maschile pistos, «colui che non tradisce». Eschilo, infatti, nell’Agamennone conferisce solo al “pistos” il privilegio di stringere accordi. Nel Nuovo Testamento, in particolare in Giovanni, il termine viene invece esteso a tutti coloro che sono «pieni di fede».

Eppure chi concede fiducia non sempre è sicuro delle intenzioni dell’altro. Ci espone al rischio, per questo essa è un valore. Detto con il linguaggio della filosofia morale, la fiducia è un bene, è un sentimento da preservare, è un concetto dotato di carica positiva. Si tratta di un sentimento di sicurezza originato da una certa speranza e stima: è un senso di confidenza o di ferma credenza nella bontà, forza o affidabilità di qualcuno o qualcosa. Possiamo supporre persino che i neonati vengano al mondo con una specie di fiducia originaria che li sostiene in modo tale che non debbano ogni volta compiere una scelta per continuare con questa attitudine, perché se non è ingannata o distrutta, la fiducia continua a fiorire e a evolversi.

Anzi, si può dire che la fiducia sia un bene che aumenta con l’uso costante e diminuisce col disuso, come il linguaggio o come molti sentimenti umani. Come l’amore aumenta via facendo e cresce praticandolo, così la fiducia prospera e si estende in spessore se stabilmente esercitata e tende a essere, come altre risorse morali, contagiosa e appagante. «Una famiglia in cui regna una solida e affettuosa fiducia, e dove si torna sempre ad avere fiducia nonostante tutto, permette che emerga la vera identità dei suoi membri e fa sì che spontaneamente si rifiuti l’inganno, la falsità e la menzogna» (Papa Francesco, “Amoris laetitia”, 115).

parrocchia san bernadino molfetta - fiduciaLa fiducia ha pure il pregio della concretezza: è forse il sentimento maggiormente necessario alla costruzione dell’ordine sociale, che senza di essa non potrebbe neppure stare in piedi. Senza la fiducia non potremmo fare nulla, non potremmo compiere alcun gesto che ci metta in relazione con gli altri o con le cose poiché l’eterno timore di correre un rischio e ricevere un danno bloccherebbe ogni nostra azione. Senza una qualche forma di fiducia non potremmo nemmeno lasciare il letto la mattina e iniziare la giornata, notava un grande sociologo tedesco. È plausibile quindi pensare che la fiducia sia una componente spontanea del comportamento umano, un fatto indubitabile, un fattore vitale, un momento sostanziale del mondo della vita.

Si potrebbe dire che una società è tanto più decente, quanto più incentiva rapporti fiduciari e tanto meno rispettosa e dignitosa quando esacerba i rapporti tra le persone inducendoli alla paura reciproca, all’inimicizia, al sospetto e alla condanna.

Se tutti vivessimo nella convinzione del salmista che “ogni uomo è inganno” (Salmo 115), non ci sarebbe spazio per una comunità di donne e uomini. Per questo essa è un continuo esercizio di equilibrio tra sensazione di sicurezza e consapevole esposizione al rischio di perdere qualcosa o una parte di se stessi. Una “danza, all’insegna della reciprocità” (Galantino).

 
Francesco de Leo seminarista
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