«Chiamata a rinnovare la scelta missionaria aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale». Sono queste le parole con cui Papa Francesco ha riassunto l’essenza dell’Azione Cattolica Italiana nell’incontro dello scorso 8 settembre con il presidente nazionale Matteo Truffelli.
«Si è trattato di un incontro molto cordiale, direi davvero affettuoso nel corso del quale il Papa si è informato sulla vita dell’associazione, e sull’impegno dell’Azione cattolica nella vita delle chiese locali, accanto ai vescovi e alla comunità cristiana – le parole di Truffelli -. Dal Papa è venuto un rinnovato incoraggiamento, oserei dire un caloroso incoraggiamento ad andare avanti, a non stare fermi: c’è bisogno di una chiesa che non stia mai ferma, e di una associazione che si senta sempre più mossa da una santa inquietudine, persone mai tiepide ma coraggiose nell’annuncio e non timorose». Durante l’incontro, come ha spiegato Truffelli, il Santo Padre ha ricordato la necessità che la parrocchia non sia un luogo chiuso, ma abbia porte aperte per far entrare le persone, ma anche per far uscire Cristo e portarlo nelle periferie esistenziali, dagli uomini e donne del nostro tempo.
Per questo motivo, è utile rileggere e meditare il messaggio che il Papa ha consegnato a tutta l’AC lo scorso 3 maggio 2015, affinché possa risvegliare i cuori assopiti dal tempo e animare maggiormente coloro che ogni giorno rinnovano il loro “sì” all’Azione Cattolica.
«Cari amici dell’Azione Cattolica,
dò il benvenuto a tutti voi, che rappresentate questa bella realtà ecclesiale! Saluto i partecipanti all’Assemblea nazionale, i presidenti parrocchiali, i sacerdoti assistenti e gli amici dell’Azione Cattolica di altri Paesi. Saluto il presidente Franco Miano, che ringrazio per la presentazione che ha fatto, e il nuovo assistente generale, mons. Mansueto Bianchi, al quale auguro ogni bene per questa nuova missione, e il suo predecessore mons. Domenico Sigalini, che ha lavorato tanto: lo ringrazio per la dedizione con cui ha servito per tanti anni l’Azione Cattolica. Un saluto speciale va al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, e al segretario generale mons. Nunzio Galantino.
Il tema della vostra Assemblea, “Persone nuove in Cristo Gesù, corresponsabili della gioia di vivere”, si inserisce bene nel tempo pasquale, che è un tempo di gioia. È la gioia dei discepoli nell’incontro con il Cristo risorto, e richiede di essere interiorizzata dentro uno stile evangelizzatore capace di incidere nella vita. Nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale, voi laici di Azione Cattolica siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale. Questa scelta missionaria: tutto in chiave missionaria, tutto. E’ il paradigma dell’Azione Cattolica: il paradigma missionario. Questa è la scelta che oggi fa l’Azione Cattolica. Anzitutto le parrocchie, specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure – e ce ne sono tante. Parrocchie stanche, parrocchie chiuse… ce ne sono! Quando io saluto le segretarie parrocchiali, domando loro: Ma Lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta? Queste parrocchie hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa “in uscita”: sempre Chiesa in uscita.
Questo stile di evangelizzazione, animato da forte passione per la vita della gente, è particolarmente adatto all’Azione Cattolica, formata dal laicato diocesano che vive in stretta corresponsabilità con i Pastori. In ciò vi è di aiuto la popolarità della vostra Associazione, che agli impegni intraecclesiali sa unire quello di contribuire alla trasformazione della società per orientarla al bene. Ho pensato di consegnarvi tre verbi che possono costituire per tutti voi una traccia di cammino.
Il primo è: rimanere. Ma non rimanere chiusi, no. Rimanere in che senso? Rimanere con Gesù, rimanere a godere della sua compagnia. Per essere annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui. È dall’incontro con Colui che è la nostra vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo significato e nuova forza. Rimanere in Gesù, rimanere con Gesù.
Secondo verbo: andare. Mai un’Azione Cattolica ferma, per favore! Non fermarsi: andare! Andare per le strade delle vostre città e dei vostri Paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude. Ci sia in voi il desiderio di far correre la Parola di Dio fino ai confini, rinnovando così il vostro impegno a incontrare l’uomo dovunque si trovi, lì dove soffre, lì dove spera, lì dove ama e crede, lì dove sono i suoi sogni più profondi, le domande più vere, i desideri del suo cuore. Lì vi aspetta Gesù. Questo significa: andare fuori. Questo significa: uscire, andare uscendo.
E infine, gioire. Gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita, che cantano la fede. Questo è importante: non solo recitare il Credo, recitare la fede, conoscere la fede ma cantare la fede! Ecco. Dire la fede, vivere la fede con gioia, e questo si chiama “cantare la fede”. E questo non lo dico io! Questo lo ha detto 1600 anni fa sant’Agostino: “cantare la fede”! Persone capaci di riconoscere i propri talenti e i propri limiti, che sanno vedere nelle proprie giornate, anche in quelle più buie, i segni della presenza del Signore. Gioire perché il Signore vi ha chiamato ad essere corresponsabili della missione della sua Chiesa. Gioire perché in questo cammino non siete soli: c’è il Signore che vi accompagna, ci sono i vostri Vescovi e sacerdoti che vi sostengono, ci sono le vostre comunità parrocchiali, le vostre comunità diocesane con cui condividere il cammino. Non siete soli!
Con questi tre atteggiamenti, rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia dell’appartenenza cristiana, potrete portare avanti la vostra vocazione, ed evitare la tentazione della “quiete”, che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; evitare la tentazione della chiusura e quella dell’intimismo, tanto edulcorata, disgustosa per quanto è dolce, quella dell’intimismo. E se voi andate, non cadrete in questa tentazione. E anche evitare la tentazione della serietà formale. Con questo rimanere in Gesù, andare ai confini, vivere la gioia evitando queste tentazioni, eviterete di portare avanti una vita più simile a statue da museo che a persone chiamate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo. Se voi volete ascoltare il consiglio del vostro Assistente generale – è tanto mite, perché porta un nome mite, lui, è Mansueto! – se voi volete prendere il suo consiglio, siate asinelli, ma mai statue di museo, per favore, mai!
Chiediamo al Signore, per ognuno di noi, occhi che sanno vedere oltre l’apparenza; orecchie che sanno ascoltare grida, sussurri e anche silenzi; mani che sanno sostenere, abbracciare, curare. Chiediamo soprattutto un cuore grande e misericordioso, che desidera il bene e la salvezza di tutti. Vi accompagni nel cammino Maria Immacolata, e anche la mia Benedizione. E vi ringrazio perché so che pregate per me!
Adesso vi invito a pregare la Madonna, che è nostra Madre, che ci accompagnerà in questo cammino. La Madonna sempre andava dietro a Gesù, fino alla fine, lo accompagnava. Preghiamola che ci accompagni sempre nel nostro cammino, questo cammino della gioia, questo cammino dell’uscire, questo cammino del rimanere con Gesù».