In quest quinta domenica di Quaresima di questo Anno Santo tocchiamo con mano quanto Dio, in Gesù Cristo, non giudica nessuno, ma viene ad amare a perdonare coloro che sono resi miseri dal peccato: si tratta di una miseria non solo una miseri sociale e relazionale, ma soprattutto personale e intima, che poi ha effetti anche di carattere interpersonale.
Nel Vangelo di questa domenica emerge la figura del Cristo misericordioso a cui viene portata una donna sorpresa in flagrante adulterio, pesantemente giudicata dai farisei. Gesù, invece, riabilita questa donna e, con una “santa furbizia“, riesce ad andare oltre l’ostacolo che scrivi e farisei gli pongono: Gesù abilmente, con una sapienza tutta divina, richiama scribi e farisei alla loro conversione personale, senza condannarli. Gesù vuole ribaltare il giudizio, far sì che gli scribi e i farisei passino dal giudizio esterno a un giudizio interno, ovvero diventino giudici di loro stessi, per vedere il loro peccato, le loro fragilità e mancanze.
E, quando Gesù resta con questa donna, si intesse un dialogo paterno e materno: Cristo non ha paura del peccato di nessuna specie, anzi invita la donna a non peccare più. Sant’Agostino, commentando questo brano, scrive “relicti sunt duo, misera ed misericordia“, ovvero “sono rimasti in due la misera e la misericordia“: è grazie alla Misericordia che la miseria umana è arricchita dei doni della grazia. La Misericordia non è solo essere perdonati, ma soprattutto fare esperienza della Grazia di Dio, che ci dono la forza di non peccare più per essere santi e immacolati nell’amore e, dunque, poter fare continua esperienza della Misericordia divina, che non è altro che l’azione continua di Dio in noi.
GUARDA IL VIDEO