In questa seconda domenica di Quaresima, il Signore ci invita a uscire da noi stessi per andare incontro al prossimo, seguendo il suo esempio. Infatti, nell’Antico Testamento il Signore “scende dai cieli”, esce da se stesso, per stipulare un patto di alleanza e di amore con Abramo, suo servo e nostro padre della fede, e dunque con il popolo di Israele. E questo patto oggi continua con il nuovo Israele, che è la Chiesa.
Però, chi realizza e compie questo esodo divino in pienezza è Gesù, proprio quando si muove verso Gerusalemme, per donare la sua vita. Il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima riporta l’episodio della Trasfigurazione: Gesù incontra Elia e Mosè, simbolo dei profeti e della legge, e annuncia il suo esodo, ovvero il suo viaggio a Gerusalemme che per l’evangelista Luca rappresenta il luogo della salvezza (infatti, qui Cristo soffre, muore e risorge).
Anche noi siamo chiamati a trasfigurarci, ad uscire da noi stessi per andare incontro al prossimo: ma questo atteggiamento di “uscita” potrà essere praticato solo se nutriamo e coltiviamo gli stessi sentimenti di Gesù. Uscire da noi stessi vuol dire uscire dal nostro io, dalle nostre comodità e mentalità, dalle nostre logiche mondane per accogliere la logica di Dio. Il nostro esodo troverà la sua conclusione quando giungeremo in paradiso per contemplare il volto di Gesù.
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