Durante il passato periodo quaresimale, l’esperienza dei cenacoli ha rappresentato per la comunità della Parrocchia san Bernardino e per tutti i residenti del territorio parrocchiale non solo un momento di riflessione in preparazione alla Santa Pasqua, ma anche una occasione per meditare la Parola di Dio, condividere con i fratelli le proprie esperienze di vita e crescere nella conoscenza del Vangelo.
Per i fedeli che hanno aderito e partecipato, aprendo le loro case alla meditazione e alla preghiera comunitaria, ma anche per gli animatori del cenacolo, questa gioiosa esperienza di evangelizzazione è stato un momento di arricchimento personale, rafforzamento della propria fede e vicinanza verso i propri fratelli: molte sono state le esperienze condivise, molti i momenti di confronto, come anche intensa è stata la preghiera. Ha anche rispecchiato quanto più volte Papa Francesco ripete: la Chiesa dev’essere «in uscita».
Anche la Parrocchia san Bernardino è stata, perciò, una Chiesa «in uscita», una «Chiesa con le porte aperte», così come ha voluto il parroco, don Pasquale Rubini, vicina ai suoi parrocchiani, a coloro che sono ammalati per portare il conforto della Parola di Dio, a coloro che, raffreddati o intiepiditi nella fede, hanno bisogno della verità della Parola di Dio. Don Pasquale, sull’esempio dei discepoli, ha offerto la possibilità ai laici che operano in Parrocchia di portare il Vangelo nelle famiglie del territorio, per riscoprire il nostro senso di cristiani e il valore della fede.
Infatti, il Papa ci incoraggia a uscire dalle nostre sacrestie e dai nostri schemi, dalle nostre abitudini e dalle nostre chiusure, per portare la gioia del Vangelo a tutti. Il «non abbiate paura» di Giovanni Paolo II, ossia l’invito a spalancare le porte a Cristo, nel linguaggio di Papa Francesco è diventato l’invito a uscire nei campi della vita, come il buon seminatore, per spargere ovunque semi di bene, con gioia e generosità, senza preoccuparsi della produzione dei frutti. «Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso – spiega Papa Francesco -. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada. A volte è come il padre del figlio prodigo, che rimane con le porte aperte perché quando ritornerà possa entrare senza difficoltà».
Il cenacolo è stato, innanzitutto, un momento di ascolto del prossimo di condivisione, fraternità, armonia e pace. Quanto amore, quanto bene scaturisce dal cenacolo e quanta carità come un fiume dalla fonte, che all’inizio è un ruscello e poi si allarga e diventa grande. Ha ricordato il valore del servizio, racchiuso nella lavanda dei piedi che Gesù ha compiuto, come esempio, per i suoi discepoli: lavarsi i piedi gli uni gli altri significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda, vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso, quello che mi è antipatico, quello che mi dà fastidio. Ha anche sottolineato il valore dell’amicizia, perché Il Signore ci rende suoi amici, ci confida la volontà del Padre e ci dona se stesso. È questa l’esperienza più bella del cristiano: diventare amico del Signore Gesù e scoprire nel cuore che Lui è amico.
Il Cenacolo, infine, ha posto l’attenzione di tutti sulla nascita della nuova famiglia, la Chiesa, imperniata su e intrisa di Gesù Crocifisso e Risorto. Le famiglie cristiane appartengono a questa grande famiglia e qui trovano luce e forza per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita. A questa grande famiglia sono invitati e chiamati tutti i figli di Dio di ogni popolo e lingua, tutti fratelli e figli dell’unico Padre che è nei cieli.
di Anna Maria Farinola