«Le nuove tecnologie non sono buone o cattive, la loro natura è strettamente legate all’uso che se ne fa». Con queste parole Angela Paparella, presidente di Azione Cattolica Dicoesana, ha introdotto il convegno di apertura della nuova campagna lanciata dall’AC «#CollegaMENTI – Rel@zioni oltre le connessioni», che si inserisce nel percorso intrapreso già da qualche anno per i nuovi stili di vita (es. «Scontrino: valore, non favore!», «La vita giocatevela bene» contro il gioco d’azzardo, ecc.).
Diverse sono le direttrici di questa campagna, come ha aggiunto Angela Paparella, in particolare valorizzare la condivisione nella rete, lo “stare insieme” (e lo “stare dietro uno schermo”), il tempo per meditare e conoscere chi sta accanto, infine curare e proteggere la dimensione del privato. Di sicuro, i mass media non sono tanto degli strumenti, ma oggi sono il mondo in cui viviamo: «influiscono non solo sulla nostra coscienza e sui nostri comportamenti – ha aggiunto il Vescovo, Mons. Luigi Martella, presente al convegno -, ma anche sul nostro modo di vivere e concepire la fede». Perciò, ha continuato il Vescovo, «dobbiamo riflettere su come vivere bene in questo ambiente che è la rete».
Su questa linea si è sviluppato l’intervento del prof. Giuseppe Mininni, docente di Psicologia della Comunicazione dell’Università di Bari, che ha sì definito internet come un ambiente in cui l’uomo oggi vive (dunque, non si può più parlare di “utenti” della rete), riprendendo l’immagine proposta dal Vescovo, ma lo ha anche paragonato a un oceano perché da un lato si manifesta come «potere che domina, quasi ancestrale», dall’altro palesa i suoi «abissi insidiosi».
«Internet è la mia mente diffusa nel mondo fuori della mia testa, a tal punto da essere interiorizzato e da divenire parte del dialogo tra il soggetto e il mondo. Consente, infatti, relazioni privilegiate, come se fossero interazioni parasociali, ma in realtà sono interazioni parasociali – ha spiegato il prof. Mininni -. Internet, inoltre, punta su alcune caratteristiche, ovvero la deterritorializzazione, perché sottrae i vincoli del territorio, l’ipertestualità, quando rompe il vincolo della compattezza testuale, e la digitalizzazione».
Riprendendo quanto già accennato da Angela Paparella, il prof. Minini ha sottolineato che Internet può essere positivo se usato con criterio e razionalità, perché offre un margine di libertà nella creazione di sé, supera le barriere, sviluppa la cultura della partecipazione: allo stesso tempo, purtroppo, presenta alcuni aspetti negativi, come il sovraccarico collettivo (distacco tra la possibilità e l’effettualità), la frammentazione dell’esperienza, la depressione e la frustrazione (soprattutto quando si trascurano le relazione concrete), lo sviluppo di nuove forme di reati e truffe.
A questo proposito, molto interessante è stato l’intervento del dott. Andrea Carnimeo, esponente della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Puglia, che, grazie anche a una serie di video, si è soffermato sull’educazione dei ragazzi, sull’uso che gli adolescenti ne fanno e sulla molteplicità dei reati che si son sviluppati e si stanno moltiplicando in internet.
«Senza dubbio, oggi l’educazione passa anche da internet che non può essere più considerato un gioco. Internet è, anzi, ciò che maggiormente assorbe il tempo dei ragazzi che, ad esempio, non sono più abituati a giocare per strada con i loro coetanei – ha sottolineato il dott. Carnimeo -. Il rischio più grande, però, oltre ai numerosi reati di cui si è vittime e che, anche involontariamente si compiono, è quello della dipendenza da internet. Perciò, è bene chiedersi quale sia la nostra vita online, quali sono le informazioni che pubblichiamo e condividiamo, cosa la tecnologia può fare di noi». Insomma, «ci stiamo abituando a essere soli, ma insieme agli altri».
Il dott. Carnimeo ha, poi, elencato i vari reati in internet, soffermandosi sul sexting, sul cyber bullismo, sul cyber stalking e sull’addescamento in rete. In particolare, si è rivolto ai giovani, presenti in gran numero al convegno di apertura, ricordando loro che la rete non dimentica (nulla si può cancellare), che è necessario pensare prima di scrivere, che è opportuno non pubblicare video personali e non esternare sentimento, emozioni e pensieri. In questo, è fondamentale anche il ruolo della famiglia perché, quando i ragazzi perdono la dimensione del reale e si commettono reati, la sconfitta non è solo delle istituzioni, ma anche dei genitori.
Come ha poi sottolineato il prof. Mininni, non solo internet «abbatte la storia e l’attimo della narrazione, detestualizzando ogni contesto», ma può trasformarsi per i giovani in una «sponda per elaborare la propria identità», fino a diventare «rifugio della mente». «Così internet è erroneamente concepito come segno di onnipotenza e controllo completo di sé e del mondo, ma invece è solo una illusione – ha terminato il prof. Mininni – perché è preludio alla depressione, auto incapsulamento e alla chiusura». Proprio per questo motivo, è necessario rafforzare ancora una volta la centralità della persona.
Per approfondire questo argomento, l’Azione Cattolica della Parrocchia san Bernardino di Molfetta ha fissato per giovedì 26 febbraio, alle ore 20.15, un incontro aperto non solo ai parrocchiani, ma a quanti vorranno partecipare.
di Marcello la Forgia