Il 2 novembre è il giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei defunti, cui è riservato un piccolo spazio anche nella messa quotidiana con preghiere universali di suffragio alle anime di tutti i defunti in Purgatorio. La Chiesa, con i suoi figli è sempre madre e vuole sentirli tutti presenti in un unico abbraccio: ecco perché l’amore materno della Chiesa è più forte della morte.
Anche quest’anno la celebrazione eucaristica per la commemorazione dei defunti sarà organizzata dal Gruppo delle Famiglie della Parrocchia San Bernardino alle ore 19.00, un ufficio che da sempre il gruppo svolge in suffragio dei parrocchiani e dei fedeli defunti.
Papa Francesco, in occasione della commemorazione dello scorso anno, ha invitato i fedeli a guardare questo giorno come a «un giorno di speranza» perché «i nostri fratelli e sorelle sono alla presenza di Dio» perché «anche noi saremo lì, per pura grazia del Signore, se noi camminiamo sulla strada di Gesù». «I primi cristiani dipingevano la speranza con un’ancora, come se la vita fosse l’ancora in quella riva, e tutti noi, andando, tenendo la corda – aveva ricordato il Santo Padre – è una bella immagine, questa speranza! Avere il cuore ancorato là dove sono i nostri: dove sono i nostri antenati, dove sono i santi, dove è Gesù. Dove è Dio. Questa è la speranza: questa è la speranza che non delude». Per papa Francesco «la speranza è un po’ come il lievito, che ti fa allargare l’anima. Ma, ci sono momenti difficili, nella vita, ma che con la speranza l’anima va avanti».
Senza dubbio, il 2 novembre riporta il fedele alla realtà delle “cose”, richiamando la sua attenzione sulla caducità della vita, sul fluire del tempo. Molto spesso il cristiano, immerso nel secolarismo, guarda con indifferenza il passaggio delle cose e delle persone quando queste scivolano lentamente davanti a noi o non fanno rumore o non portano dolori e dispiaceri. Ogni passaggio, ogni spostamento comporta l’impiego del tempo, che purtroppo va via per sempre. Resta il frutto maturato in quel tempo: ciò che è stato seminiamo in quel tempo produce o meno del frutto. Se si è seminato vento si raccoglierà tempesta, recita persino un antico proverbio.
Peraltro, con maggiore indifferenza non notiamo il fluire del tempo in noi: l’io si erge in noi come persona fuori dal mondo e, quindi, estranea al mutare delle cose e al susseguirsi delle stagioni. Il presente appare, perciò, provvisorio, tanto da non contare in sé: conclusione o epilogo di ieri, anticipo o prologo del domani. Tutta passa. Giorno dopo giorno. Vista nella luce di Dio la morte diventa un dolce incontro, non un tramonto, ma una bellissima alba annunciatrice della vita eterna con Dio.