Contemplazione e attenzione all’altro, come viverli nella famiglia

parrocchia san bernardino molfetta - amoris laetitia famiglia coppia contemplazione amoreScorrendo tra le righe di “Amoris Laetitia” incontriamo una parola su cui soffermarsi, capace di definire gli sguardi d’amore: contemplazione. Ciò che qui propriamente si vuole indicare non è l’atto del contemplare, forse riservato, nel nostro immaginario, a luoghi predisposti, con un clima consono di raccoglimento o a luoghi di particolare interesse naturalistico e culturale che catturano e colpiscono per attrattiva e stupore. L’attenzione è posta sul senso e sugli effetti del contemplare quando vi sono coinvolte le persone che si amano: «L’amore per l’altro implica tale gusto di contemplare e apprezzare ciò che è bello e sacro del suo essere personale, che esiste al di là dei miei bisogni. Questo mi permette di cercare il suo bene» (AL 127).

 

LA PERCEZIONE DEI SENSI

Innanzitutto, esprime il senso attraverso la percezione dei sensi e non è solo attributo degli occhi, lo è persino del gusto, che assapora la bontà di tempi e di spazi, in cui è la relazione con un “tu” che ci interpella, dinanzi, a procurarci piacere. Elemento determinante, quindi, di ogni sguardo d’amore è in primis una relazione da vivere degustando, dandosi i ritmi cadenzati del centellinare e provare diletto.

L’altro, poi, è in sé un bene che conquista per la bellezza e la sacralità della sua persona. A tal proposito sembra calzante ciò che scrive M. Buber: «In ognuno c’è qualcosa di prezioso che non c’è in nessun altro». Sì, perché bellezza e sacralità parlano di unicità, irripetibilità, preziosità, non di perfetti ed effimeri canoni estetici o di inarrivabile spiritualità.

«L’esperienza estetica dell’amore si esprime in quello sguardo che contempla l’altro come un fine in se stesso, quand’anche sia malato, vecchio o privo di attrattive sensibili» (AL 128).

Chi è lì di fronte a me è se stesso, con tutti i suoi limiti, difetti, debilitazioni, incongruenze, ma anche con tutta la sua profonda dignità personale, è capacità, qualità, pregi, diritti, doveri, ma soprattutto è originalità, che è il suo valore. Questo è ciò che quello sguardo d’amore gli/le riconosce: il suo valore, il suo essere importante, il suo essere speciale, nonostante tutto e tutti.

È un valore che non va posseduto, soggiogato, sopportato, imbrigliato, usato e disusato secondo necessità, ma merita semplicemente attenzione, apprezzamento e cura. È un valore che va reso libero di spandere la sua preziosità in ogni ambito umano e professionale, accompagnato dalla consapevolezza di portare sempre con sé il sapore di quegli sguardi contemplativi e la forza proveniente dalla propria relazione d’amore.

«Molte ferite e crisi hanno la loro origine nel momento in cui smettiamo di contemplarci» (AL 128).

 

parrocchia san bernardino molfetta - amoris laetitia famiglia coppia contemplazione amoreCONTEMPLAZIONE E QUOTIDIANEITÀ

Ecco, la contemplazione si riverbera inevitabilmente nella quotidianità di coniugi e famiglia: se non ci si allena, ci si atrofizza e Papa Francesco ne sottolinea le possibili ferite. Ma se ci si guarda amorevolmente per routine allora si può competere, si può riuscire ad affermare, semplicemente con uno sguardo, il bene dell’altro: “non voglio nient’altro che il tuo bene”, “ti benedico”; mi prodigo per te, anche quando mi riesce difficile, quando ci è scappata una litigata, e parole e atteggiamenti provocano fastidio e creano tanta amarezza.

Tutto questo potrebbe sembrare un po’ sdolcinato, presi come siamo da ritmi frenetici e “cose serie” da affrontare, da pause in cui vogliamo stare soli col nostro stato d’animo, da sguardi concentrati altrove, su social e su visioni fuorvianti. Per di più, non sembra così facile riuscire ad amare in questa maniera totalizzante, gratuita e con abnegazione. Chi potrebbe insegnarci la contemplazione come una relazione d’amore, in cui valorizzare l’altro in uno sguardo onnicomprensivo capace di volere esclusivamente il suo bene?

Guardando alla Santa Notte del Natale, la parola contemplazione è forse la più appropriata per esprimere al meglio la predisposizione umana ad accogliere il divino nelle tenere carni di un bambino. Poniamo lo sguardo alla Luce che illumina le genti e pone la sua dimora in mezzo a noi. Porsi dinanzi al Presepe con occhi nuovi sarebbe quasi essere là, godere di quell’atmosfera un po’ surreale, il tempo e lo spazio convoglianti dinanzi ad un Bimbo, segno di povertà e di Gloria. Si odono silenzi e acclamazioni, è Luce e Mistero, straripano confusione eppure ebbrezza, ardore, stupore, gioia, il Verbo si è fatto carne, il suo nome è Gesù ed io, non una statuina, sono qui per adorarTi, mio Signore, mio Dio! Sapete cosa scopriremmo?

 

GODERE DELLO SGUARDO DI DIO

È Lui che ci contempla per primo! Lo sguardo d’Amore è già nella Creazione, ci ha tessuti nel grembo di nostra madre e ci ha fatti come un prodigio. Dio si è incarnato, nel grembo di una Donna, per contemplare con sguardo d’uomo l’umanità, per vivere una storia d’amore con gli uomini e le donne di ogni tempo. Essere contemplativi è godere dello sguardo di Dio. Per questo chi sa di essere in sua compagnia lungo la quotidianità che scorre, vede tutto con occhi diversi.

Se solo riuscissimo a cogliere quel Suo sguardo! Quello sguardo che non scruta, non giudica, non condanna, non punisce, ma, nonostante le nostre infedeltà, ci cerca, vorrebbe che valorizzassimo tutti i nostri talenti, ci offre il perdono, ci invita al banchetto dell’Eucaristia, ci ama di un Amore smisurato, finalizzato unicamente al nostro bene, alla nostra salvezza: «Amare, voce del verbo morire» (Venerabile don Tonino Bello). «Infatti, questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio» (Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 19).

«Perciò desidero contemplare Cristo vivente che è presente in tante storie d’amore, e invocare il fuoco dello Spirito su tutte le famiglie del mondo» (AL 59).

 

Cassiana Albanese
consulente familiare

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