Con la conferenza stampa convocata giovedì 4 dicembre 2014, alle ore 19.30 presso il Seminario Vescovile, alla presenza del Vescovo Mons. Luigi, Martella, del direttore dell’ufficio pastorale sociale e del lavoro ing. Onofrio Losito, del Tutor e delle Animatrici di Comunità del progetto Policoro, si darà notizia della nascita di MAT5, un’associazione di promozione sociale nata dall’intuizione di cinque giovani soci provenienti dalle diocesi di Molfetta, Andria, Trani e Bari che, al termine del loro percorso di Animatori di Comunità del Progetto Policoro, i giovani autoimprenditori hanno deciso di tradurre in un gesto concreto il bagaglio di competenza ed esperienza acquisite dal quotidiano confronto con i problemi legati al lavoro, consolidando una collaborazione e un’amicizia per mettere a servizio della comunità i propri talenti. Sarà presente anche la presidente dell’associazione MAT5.
Le attività che l’Associazione MAT5 intende svolgere si concretizzano nell’offerta di servizi specialistici di consulenza, orientamento, formazione, promozione e marketing territoriale, ricerca e studio, elaborazione di nuovi itinerari di turismo sostenibile e turismo tematico con l’obiettivo primario della creazione di nuove opportunità lavorative.
É sempre una grande gioia quando attraverso il Progetto Policoro si riesce a far avviare un “gesto concreto”. Il Progetto Policoro si caratterizza per la capacità di innestare nella vita del giovane un processo virtuoso, che parte dall’annuncio del Vangelo, passa attraverso un impegno di formazione culturale e culmina nella capacità di mettersi insieme per realizzare gesti concreti di solidarietà e rapporti di reciprocità. I “gesti concreti” infatti rappresentano un aspetto fondante e significativo del Progetto Policoro, cui dedicare tempo, cure, attenzioni. Tale gesto consente di rendere visibile e immediato l’impegno pastorale di educare i giovani all’intrapresa, in contesti sociali per lo più caratterizzati dal senso dell’attesa di un posto di lavoro che spesso tarda ad arrivare. Sono “segni di speranza”, semi gettati nel futuro e danno il senso del possibile. Non solo, ma rinverdiscono l’azione pastorale. Aiutano a dare e darsi fiducia perché raccontano la fatica di superare l’apatia e il disimpegno.
Con la nascita dei gesti concreti la Chiesa non pretende di risolvere i problemi del lavoro, ma vuole porre dei segni autentici da intraprendere per giungere a soluzioni corrette e stimoli adatti a risvegliare nella coscienza di tutti gli uomini la responsabilità e le capacità al servizio della collettività.