Numerosi sono stati gli spunti di riflessione emersi durante l’incontro «Da Firenze in poi. Prospettive del V Convegno Ecclesiale Nazionale», tenutosi lo scorso 22 gennaio in Parrocchia e in cui ha relazionato il prof. Luigi Sparapano (nella foto), direttore del Settimanale diocesano Luce e Vita e dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, nonché delegato diocesano al Convegno di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” (puoi vedere o rivedere l’intero incontro comunitario visitando il canale Youtube della Parrocchia). «Questo convegno è stato un abbraccio, un grande abbraccio della Chiesa italiana a tutta la comunità italiana – ha così introdotto il prof. Sparapano l’incontro comunitario parrocchiale -. Il tema di questo Convegno, “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, indica il gusto per l’umano, partendo proprio dallo sguardo grato e amorevole che nasce dall’incontro con Gesù Cristo, uno sguardo che genera e rende possibile un nuovo umanesimo. Se io voglio capire come essere un buon cristiano e un buon cittadino, il mio modello dev’essere Gesù Cristo».
Dopo aver spiegato il significato e la struttura di un convegno ecclesiale, caratterizzato nella sua quinta edizione dalla “sinodalità” (i convegni «sono una traduzione del Concilio Vaticano II, per capire come applicarlo in concreto» e «manifestano la Chiesa come popolo in cammino»), il prof. Sparapanno si è soffermato, innanzitutto, su alcuni tratti del nuovo umanesimo, così come li ha indicati Papa Francesco: umiltà («l’ossessione di preservare la propria gloria non deve far parte dei nostri sentimenti»), disinteresse («dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto, perché l’umanità del cristiano è in uscita, missionaria») e beatitudine («Gesù parla della felicità che sperimentiamo solo quando siamo poveri nello spirito»).
Inoltre, su monito del Papa, due sono le tentazioni da evitare: il pelagianesimo (la chiesa che, trasformata in un’azienda, ha fiducia solo nelle strutture, nelle organizzazioni, nelle pianificazioni perfette perché astratte, nella normatività) e lo gnosticismo (confidare nel ragionamento logico e chiaro, che però perde la tenerezza della carne del fratello, generando una fede rinchiusa nel soggettivismo, in cui il soggetto resta chiusa nella propria ragione o nei suoi sentimenti).
Se la prima parte dell’incontro ha focalizzato l’attenzione dei presenti su alcuni concetti chiave del Convegno, nella seconda, invece, il prof. Sparapano ha presentato le cosiddette “cinque vie” (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare), proponendo anche problematiche concrete e possibili soluzioni comportamentali.
Cosa fare, dunque, all’indomani del Convegno di Firenze? Se i Vescovi devono puntare sulla preghiera e sul contatto con la gente, il Papa raccomanda a tutta la Chiesa italiana l’inclusione sociale dei poveri. «Vi raccomando anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro», ribadisce il Papa, ricordando che «dialogare non è negoziare»: «ricordatevi, inoltre, che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti». Peraltro, il prof. Sparapano ha anche riportato quanto affermato da Papa Francesco per i giovani: «Faccio appello soprattutto a voi giovani, perché siete forti, come scriveva l’Apostolo Giovanni. Superate l’apatia. Che nessuno disprezzi la vostra giovinezza, ma imparate ad essere modelli nel parlare e nell’agire. Non state sui balconi».
L’incontro ha offerto, senza dubbio, alla comunità parrocchiale e ai suoi operatori pastorali alcuni concetti chiave che, però, devono essere non solo approfonditi e meditati, ma, in particolar modo applicati, ricordando che «la povertà evangelica è creativa, accoglie, sostiene ed è ricca di speranza».
VIDEO DELL’INCONTRO COMUNITARIO