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Essere comunicatori di speranza: Santa Messa inaugurale del Giubileo delle Comunicazioni

parrocchia san bernardino molfetta - giubileo comunicazioni 2025 - Santa Messa inizio San Giovanni in Laterano cardinale Baldo ReinaÈ stata una celebrazione intensa e carica di significato quella della Santa Messa presieduta dal Cardinale Vicario Baldo Reina, che ha ufficialmente inaugurato il Giubileo delle Comunicazioni (venerdì 24 gennaio) nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Un momento solenne che ha anche offerto una riflessione profonda sul significato del comunicare e sul ruolo centrale della speranza nel dialogo con il mondo.

 

La responsabilità del comunicare

Nel suo intervento, il Cardinale Reina ha ripreso il messaggio di Papa Francesco per la 52ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni, sottolineando il peso della responsabilità che ogni comunicatore porta con sé a livello personale e collettivo. «Essere comunicatori non significa solo trasmettere informazioni, ma costruire ponti, disarmare conflitti e orientare gli sguardi verso l’orizzonte della speranza».
I comunicatori sono chiamati a uno stile che sappia andare controcorrente rispetto alla comunicazione aggressiva, narcisistica e polarizzante del nostro tempo. La comunicazione deve essere mite, capace di disarmare non solo le parole, ma anche gli animi, per essere spazio di incontro e riconciliazione.

«L’altro non è l’errore che ha commesso»

Cosa significa essere comunicatori di speranza? Il Cardinale ha proposto un principio fondamentale: guardare l’altro non attraverso il filtro dell’errore, ma con lo sguardo che Gesù ci insegna nel Vangelo. L’altro non è mai definito dall’errore che ha commesso. Questo approccio paradigmatico, radicato nella misericordia, ci permette di offrire orizzonti nuovi e di accompagnare chi è in difficoltà con parole che curano, non che feriscono.
In questo stile comunicativo, la speranza non è un ideale astratto, ma diventa una scelta concreta che si traduce in ogni parola, gesto e relazione. Una comunicazione di speranza non abbandona, ma si rende compagna di strada, capace di camminare accanto all’altro e di ascoltare senza giudicare.

 

Un cammino per disarmare l’orgoglio

Il Cardinale ha poi invitato i presenti a disarmare la comunicazione e l’orgoglio. «Spesso il desiderio di affermarsi e prevalere porta a una comunicazione che divide anziché unire – ha sottolineato -. Ma il comunicatore di speranza è colui che si mette al servizio della verità e del bene comune, senza paura di fare un passo indietro per lasciare spazio all’altro».
Questa missione richiede umiltà e discernimento, per scegliere parole che edificano e non distruggono, che indicano il dov’è la speranza anche nei contesti più difficili e nelle storie più spezzate.

 

Comunicare è accompagnare

Con la Messa inaugurale del Giubileo delle Comunicazioni, la Chiesa ha lanciato un messaggio chiaro: comunicare non è solo un mestiere o una tecnica, ma una vocazione. È un cammino di accompagnamento, di vicinanza, di speranza condivisa. Questo Giubileo non è stato solo un’occasione per riflettere sul ruolo dei comunicatori nella società, ma un invito a riscoprire la bellezza di un linguaggio che avvicina, costruisce e salva. Perché, come ci ha ricordato il Cardinale Reina, «la comunicazione è autentica solo quando sa farsi mite e luminosa, capace di indicare, a chi cerca, il volto della speranza».

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