Essere insieme, essere in relazione: il sogno missionario di arrivare a tutti

parrocchia san bernardino molfetta - rubrica sinodale sinodo chiesa italiana agire insieme comunione accordo operativitàNel precedente post di questa rubrica («Con lo sguardo al Sinodo: l’arte dello “sbaglio ben fatto”», novembre 2023) alcuni passaggi – tratti dal libro “Prendersi cura del cammino sinodale”, edito da EDB e redatto dalla dott.ssa Laura Ricci (psicologa, docente universitaria e presidente dell’Associazione “Doceat”) e dal dott. Luca Vitali (teologo spirituale, scrittore, già direttore del Centro missionario diocesano di Forlì) – spianano la strada per il tema che affronteremo in questo secondo approfondimento: “essere insieme e in relazione”.

Per altro, uno degli aspetti emersi più volte nelle relazioni delle comunità parrocchiali per la prima fase diocesana del Sinodo è stato proprio quello della “qualità delle relazioni”.

Riprendiamo uno dei passaggi del precedente articolo:

«Solo il clima di gioia e fiducia crea un Noi che attiva e fa fiorire le risorse migliori, un Noi guidato dal soffio potente dello Spirito che conduce coraggiosamente verso il mare aperto di ciò che è nuovo».

«La Chiesa […] dovrebbe essere una realtà capace di comprendere, accompagnare e accarezzare con la libertà di poter innovare, senza farsi frenare dalla paura dell’errore».

 E ancora:

«Sognare vuol dire proprio lavorare insieme con uno stesso scopo e una metodologia condivisa, liberando la creatività».

 

Essere insieme, oltre le differenze

Ogni comunità che vuole vivere il processo sinodale autentico deve partire sempre dal suo presente relazionale e divenire uno spazio dove tutti possono offrire al “noi” uno specifico del “sé”. Cosa vuol dire?

Vuol dire rendere attive e fruttifere le relazioni. Vuol dire condivisione autentica, ripulita dalle scorie delle nostre “storie”: i nostri incontri (di convivialità o di formazione), come suggeriscono gli autori del libro, sono spesso abitati dai partecipanti con estrema difficoltà, perché le nostre «relazioni di amicizia» sono macchiate da «ricordi impressioni, valutazioni e giudizi, precomprensioni, non detti che si accumulano» e che rendono difficile, e a volte impossibile, il «pensare e progettare insieme».

Sapere che «fragilità, conflitti, discussioni e divergenze facciano parte della vita e dell’avventura cristiana» ci permette di «assumere strategia precise, invece di nascondere le difficoltà». Questo sarebbe un grande segno di maturità personale e comunitaria.

 

La fatica di accordarsi

parrocchia san bernardino molfetta - rubrica sinodale sinodo chiesa italiana agire insieme comunione accordo operativitàNon dimentichiamo che anche la comunità dei Dodici ha vissuto momenti di grande tensione e conflitto: nei Vangeli emergono discussioni tra i discepoli (cfr. Mc 9,30-37) e tra Gesù e i suoi apostoli (cfr. Lc 9,55; 24,25), ma anche negli Atti degli Apostoli si palesano le sfide quotidiane della comunità cristiana.

Di fronte a questa realtà umana non bisogna scoraggiarsi o essere delusi per una fede che può apparire debole e incapace di sopportare le differenze: «è proprio la vita in Cristo a generare queste convinzioni forti che hanno bisogno di essere poste insieme» per «far avanzare l’esperienza cristiana verso una modalità maggiormente evangelica».

Gesù ci esorta sempre a coltivare la capacità di accordarsi, «quella elasticità che consente di allungare o accorciare le corde della propria individualità per suonare una stessa melodia o parti di una stessa sinfonia».

 

La capacità di accordarsi

Accordarsi non significa, dunque, appiattire le identità o sacrificarsi, eliminando le “eccedenze” rispetto al leader di turno. Con l’accordo risuonano i talenti di ciascuno, le proprie unicità. In nome del “saper perdere” non possiamo soffocare il suono creativo dell’altro, pensando di dover incasellare tutto in spartiti preconfigurati di chi detiene il “potere”.

Essere “accordati” come gli strumenti di una orchestra ci permette anche di concretizzare meglio e più proficuamente la prospettiva “per gli altri”, ovvero quella della evangelizzazione.

«La Chiesa esiste per evangelizzare. Non possiamo mai essere centrati su noi stessi. La nostra missione è testimoniare l’amore di Dio in mezzo all’intera famiglia umana. Questo processo sinodale ha una profonda dimensione missionaria. Ha lo scopo di permettere alla Chiesa di testimoniare meglio il Vangelo, specialmente con coloro che vivono nelle periferie spirituali, sociali, economiche, politiche, geografiche ed esistenziali del nostro mondo». (Vademecum per il Sinodo sulla Sinodalità, settembre 2021).

 

parrocchia san bernardino molfetta - rubrica sinodale sinodo chiesa italiana agire insieme comunione accordo operatività Agire insieme

Da cosa nasce l’accordo e la comunione? Dalla operatività. «Spesso, nelle nostre comunità, si pensa che la comunione anticipi la missione, e allora si attende un tempo che pare mai arrivare: il tempo di quando ci si vorrà bene davvero, di quando avremo risolto i vari problemi, di quando saremo liberi e pronti per andare incontro agli altri – si legge nel capitolo 2 del libro -. La chiesa in uscita, l’ospedale da campo di cui parla spesso Papa Francesco, è una chiesa che scende in strada e costruisce la sua fraternità, operando insieme con gli altri e per gli altri».

Nell’Esortazione Evangelica Evangelii Gaudium, al paragrafo 31, leggiamo che «l’obiettivo di questi processi partecipativi non sarà principalmente l’organizzazione ecclesiale, bensì il sogno missionario di arrivare a tutti».

«Se la riflessione comune resta un processo solamente teorico e non ci porta a fare insieme qualcosa o a farlo solo per compartimenti distinti (pastorali, settori, gruppi, ecc.), rischiamo di non sperimentare la fraternità che nasce dallo sporcarci insieme le mani per gli altri – si legge ancora in coda al capitolo 2 del libro -. Infatti, “la sinodalità non è solo fraternità, ma anche sinergia, organicità e, soprattutto, corresponsabilità, non è solo comunione interiore, ma anche esteriore”.

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