«Fonte e culmine della vita ecclesiale» viene definita dal Catechismo della Chiesa Cattolica l’Eucaristia, il Sacramento Santissimo dal quale tutti gli altri traggono origine e verso il quale tutti convergono, in quanto memoriale della Pasqua del Signore. Memoriale, e non semplice rievocazione! Infatti, nella liturgia eucaristica, celebrata in tutti i luoghi ed in tutti i tempi e fino alla Parusìa, la gloriosa seconda e definitiva venuta del Signore, si realizza e si perpetua, anche se in maniera incruenta, il mistero di morte e di risurrezione che ci ha redenti e si rinnova in laniera reale la transustanziazione del pane e del vino che diventano vero corpo e sangue di Gesù.
II termine «Eucaristia», di derivazione greca, significa “rendimento di grazie” e ha sostituito quelli molto antichi, di derivazione apostolica, “Cena del Signore” o “Fractio panis”. La parola Messa, che più comunemente usiamo ad indicare il sacrificio eucaristico, deriva dal saluto finale che il sacerdote rivolgeva: «Ite Missa est», impropriamente tradotta “la Messa è finita”, in quanto la parola latina “missa” significa esattamente “mandata” e sta, quindi, ad indicare la missione, il compito affidato ai fedeli di portare agli altri quel che hanno ricevuto attraverso la partecipazione alla celebrazione.
Nell’azione liturgica della Santa Messa ciascun fedele non ha il ruolo di spettatore, ma insieme al Popolo di Dio, convocato in assemblea da Dio stesso, è chiamato a celebrare sotto la presidenza del Ministro ordinato, il Sacerdote, i Divini Misteri in comunione con tutta la Chiesa, compresi i fratelli defunti. Ne consegue l’assoluta necessità per i fedeli di una partecipazione attenta e consapevole che può realizzarsi soltanto attraverso una adeguata formazione liturgica. Questo vale per la Santa Messa, come anche per tutte le altre celebrazioni liturgiche, se desideriamo, com’è giusto, che si svolgano in maniera corretta e dignitosa.
di Gaetano la Martire