Questa domenica, 23 ottobre, la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale, un appuntamento che ci invita a guardare al di là dei nostri problemi e delle nostre difficoltà.
Due secoli fa Paoline Jaricot, che a maggio è stata proclamata beata, ha invitato i fedeli a donare «una preghiera al giorno e una moneta alla settimana» per la Chiesa nel mondo. Da così poco, sono nate le Pontificie Opere Missionarie, che garantiscono il sostentamento alle 1.100 diocesi più povere del mondo.
Nella Giornata Missionaria Mondiale siamo invitati a includere nelle nostre preghiere i problemi delle tante Chiese sorelle: molti credenti in Africa si riuniscono sotto un albero perché non hanno né una cappella né altre strutture; molti credenti in Asia rischiano la vita perché professano Cristo; molti credenti in Sud America lottano contro la corruzione e i grandi mali sociali degli uomini. I problemi della gente non sono solo la povertà e la fame, la mancanza di denaro per l’istruzione scolastica e le visite mediche, ma sono anche grandi sfide dai mille volti.
Oggi, fermiamoci, dunque, a riflettere su cosa significa essere “missionari”, preghiamo per le missioni e per quanti sono impegnati a portare il Vangelo nelle zone più povere del mondo. E rendiamo concreta la nostra preghiera aderendo alla colletta che – dal 1926 – si tiene in tutte le parrocchie e comunità cattoliche del mondo.
Le offerte raccolte serviranno a finanziare progetti nelle 1.100 Chiese locali più povere, che hanno ancora bisogno di aiuto per raggiungere la piena autonomia.
Preghiamo anche per i "nostri" missionari del Vangelo, che hanno risposto "eccomi" alla chiamata del Signore: sacerdoti, consacrati, catechisti, educatori, operatori pastorali tutti, affinché siamo testimoni non solo credenti, ma soprattutto credibili agli occhi del Signore e del mondo.