Il conflitto in una coppia (di sposi o fidanzati) va considerato come un momento che deve diventare costruttivo, soprattutto in alcune inevitabili fasi del rapporto, ovvero quella della reazione alla dipendenza, del bisogno di differenziazione e, infine, della necessità di stabilire delle regole comuni. È indispensabile, però, che il confronto/conflitto non sia distruttivo: è, anzi, necessario che si capisca anche come trasformare la “rabbia” in modo positivo e costruttivo.
L’ultimo incontro dell’anno pastorale in corso del Gruppo Famiglia ha focalizzato l’attenzione dei partecipanti sui momenti di litigio e crisi in una coppia. Un incontro che, nel momento della discussione generale, ha generato un confronto costruttivo tra i partecipanti, soprattutto per evidenziare alcuni aspetti e correggere, laddove possibile, alcuni comportamenti personali.
Il gruppo è partito da una riflessione semplice, ma quanto mai difficile generare: nel momento in cui si origina uno scontro con l’altra persona (per chiarire, riparare a degli errori o per modificare dei rapporti) è opportuno che la persona si chieda sempre se il comportamento in atto abbia lo scopo di migliorare la situazione per evitare di coltivare pensieri distruttivi, senza aver paura del conflitto. In caso contrario, si produrrebbe un conflitto mascherato, pericoloso quanto il vero conflitto tra persone, poiché si esprime in modo sotterraneo, ad esempio, con il sarcasmo, i comportamenti passivo-aggressivi o attraverso veri e propri sintomi e patologie.
Soffermarsi sul valore della parola “conflitto” e/o “litigio” in una coppia è importante per non cadere in una fuorviante interpretazione: la parola “litigio” non ha un valore drammatico e grave, ma può essere sinonimo di bisticcio, incomprensione, scontro transitorio per lo più verbale che si risolve nel giro di poco tempo. Infatti, si tratta di una fase di passaggio caratterizzata dal chiarimento per giungere a una migliore unità di coppia: le coppie, pur collaudate da positiva esperienza, conoscono bene la fatica della vita insieme e anche le sofferenze causate dal litigio che si trasforma, dunque, in riconciliazione. Anzi, come è emerso nel confronto conclusivo, il chiarimento dev’essere cercato, pur faticosamente, anche nella fase del litigio, perché produrrebbe già un beneficio alla vita di coppia: la soluzione, perciò, non sarebbe sentita come la vittoria dell’uno e la sottomissione dell’altro, bensì come un cambiamento bilaterale, senza essere statici o arroccati in difesa delle proprie posizioni. Significa essere disponibili a una comune conversione e miglioramento, aprendo a un salutare momento di crescita della coppia.
Naturalmente, il conflitto è distruttivo se incontrollato e ingestito. Può essere, invece, considerato come un segnale di ricchezza, di diversificazione, un’occasione offerta per ridefinire la situazione e cercare stimoli di crescita in direzioni nuove. Il conflitto, peraltro, non è la perdita dell’amore o un segnale di calo di unione, ma un appello ad amarsi di più e meglio: una chiamata a reincontrarsi o a incontrarsi meglio e passare ad una migliore e più sentita relazione
È ovvio che niente è automatico: l’esperienza insegna che molti conflitti poi diventano problemi e drammi sempre più gravi. La capacità di ognuno dev’essere quella di saper trasformare il litigio in un buon confronto.
Un incoraggiamento si può individuare nel Vangelo (Luca 15,7): «C’è più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di convertirsi». Sarebbe come dire che, solo con il vero perdono, il livello dell’amore e della gioia di coppia sarà almeno uguale o anche superiore a quella di prima. Insomma, il dramma vissuto, guarito e risanato attraverso il vero perdono fa crescere i due in modo sorprendente, ponendoli in una condizione migliore rispetto a prima. La sofferenza matura e affina gli animi, s’impara ad amare in modo sempre più perfetto, lasciando che i due sia più sensibili, coscienti e forti.
Tutto questo si realizza solo quando il percorso per trovare un autentico equilibrio all’interno della coppia (equilibrio che va sempre rinnovato) coincide con la ricerca di Dio con il cammino di conversione: un dio che vuole stare accanto ai suoi figli, vivere nella vita di una coppia. È questa la risposta di sposi alla chiamata di Dio a incontrarlo nel matrimonio, incarnando la vocazione matrimoniale.
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di Anna Maria Farinola
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di Anna Maria Farinola