Si tratta di una devozione antica, nata grazie a uno dei numerosi miracoli operati del Santo: una povera signora cagliaritana, in fin di vita per i dolori della gravidanza, ricette la visitata di San Salvatore che non solo la rassicurò della sua guarigione, ma le promise, con la sua intercessione, che il figlio sarebbe nato sano. Il giorno dopo, il Santo, recatosi dalla donna, le chiese che, una volta morto, avesse visitato la sua tomba per nove mercoledì consecutivi, pregando e accendendo nove lampade alla Madre di Dio in modo tale da avere, in futuro, gravidanze in buona salute. Così avvenne e la devozione dei Nove Mercoledì si diffuse dal convento di Santa Maria del Gesù da Cagliari al mondo intero, grazie agli altri miracoli operati dal Santo.
Il primo mercoledì ha come tema e virtù principale la fede di cui san Salvatore, come testimoniato dai numerosi miracoli da lui operati, mentre il secondo mercoledì è incentrata sulla virtù della speranza, ovvero l’aspettazione dei beni futuri, che fa scaturire nell’uomo un sentimento di umiltà, manifestato da san Salvatore con una fedele costanza nel servizio di Dio, anche nei momenti peggiori, così come ha insegnato – e continua a fare – ai suoi fedeli.
Se la carità, fuoco che ravviva la fede e giustifica la speranza (Salvatore amava Dio e glorificarlo con le opere buone, come amava anche gli infermi e i malati) è il tema principale del terzo mercoledì, il quarto mercoledì aiuta a meditare sulla virtù dell’orazione una chiave potentissima, che apre il cuore di Dio, lo piega e lo muove a compassione per noi. L’orazione è assolutamente necessaria, perché senza di essa non si può avanzare nel bene: san Salvatore sapeva benissimo che grazie all’orazione si otteneva la vita eterna e si impegnò nel suo apprendimento.
Umiltà, povertà e castità sono i temi rispettivamente del quinto, sesto e settimo mercoledì. L’umiltà è la virtù più esaltata dal Cristianesimo, che dovendo un giorno rigenerare l’uomo corrotto, doveva prima fargli conoscere la propria miseria per renderlo poi capace di acquistare tutte le altre virtù. San Salvatore amò profondamente questa virtù, a tal punto da accogliere i disprezzi ed amare il proprio annientamento. Infatti, l ha sempre ringraziato Dio per i doni ricevuti. Inoltre, la volontaria povertà di Salvatore superava quella che egli, al pari dei suoi confratelli, aveva abbracciato nella santa confessione. Per lui essere poveri equivaleva a essere profondamente fedeli a Dio: la povertà obbliga ad essere umili, stimola ad essere devoti, toglie le occasioni di quei litigi che spengono la carità fraterna.
Infine, la Castità è la virtù cristiana che rende l’uomo simile agli angeli e che lo allontana dai piaceri delle passioni umane. Questa virtù fu grandemente amata dal Santo che fin da fanciullo la coltivò in modo mirabile. Purissimo qual era nella fanciullezza, rimase tale fino all’età matura, conservando purissimo il cuore, le azioni, il portamento e tutto se stesso. L’ubbidienza è il tema centrale dell’ottavo mercoledì: essa è uno dei tre voti della vita religiosa. Salvatore è sempre stato obbediente verso tutti quelli che lo circondavano, dai sui genitori ai superiori della famiglia francescana, sino a Dio.
Infine, la penitenza è il tema del nono ed ultimo mercoledì, prima della novena: Salvatore si dimostrò amabile, benigno, dolce, caritatevole con i suoi prossimi, ma altrettanto rigoroso e santamente crudele con se stesso. Pur di rimanere fedele al suo divino Redentore, cercava di soffrire come lui, come Maria e Gesù, per provare le stesse pene e conservare la sua innocenza.
Questi sono gli argomenti dei Nove Mercoledì in onore di san Salvatore, che saranno recitati ogni mercoledì nella Parrocchia San Bernardino prima della celebrazione eucaristica delle ore 18.30.