Se negli anni 60 esistevano i cosiddetti “figli dei fiori”, oggi si può dire che esistono i “figli degli smartphone”. Fin da piccoli, i genitori consegnano ai figli cellulari sofisticatissimi che inducono i bambini a trascorre la maggior parte della giornata attaccati ad uno schermo, senza un adeguato controllo e senza essere a conoscenza dei rischi che possono correre per se stessi e per gli altri. Troppo spesso, gli stessi genitori non conoscono del tutto le funzioni dei vari social network e non sono in grado di monitorare i movimenti dei ragazzi sulla rete.
È fondamentale, dunque, formare sia i genitori che gli insegnanti e accompagnarli ad abbracciare la tecnologia per poter gestire al meglio il rapporto tra ragazzo e web. Se, infatti, i ragazzi sentono la vicinanza di una figura preparata e consapevole riguardo i rischi sulla rete, essi saranno in grado di responsabilizzarsi gradualmente. Al contrario, se sanno di potersi muovere in totale libertà, si esporranno con più facilità ai pericoli, con il rischio di incappare nel sexting, nel cyberbullismo, nella pedopornografia e nell’adescamento online (per citarne alcuni).
Il problema di oggi legato alla tecnologia riguarda, soprattutto, la diffusione di materiale intimo e privato in rete. Infatti, per la maggior parte degli adolescenti è assolutamente normale condividere tutto ciò che si fa, foto e immagini personali, sui social e nelle chat. Ad oggi, la pratica del sexting sta diventando sempre più diffusa per la conquista dell’altro, per ricercare il divertimento, per semplice provocazione o alle volte per praticare vero e propri atti sessuali attraverso l’invio in chat di foto o video sessualmente espliciti. Ci troviamo di fronte a una tipologia di violenza sempre più mirata a ledere la privacy e a colpire nell’intimità le personalità più fragili.
Il cyberbullismo è un male indiretto, che nella testa di molti nasce come un gioco, come una ricerca di un ruolo sulle spalle di un’altra persona, la vittima. Le vittime di cyberbullismo sono in netto aumento rispetto lo scorso anno scolastico (8,5% nel 2016/17 rispetto al 6,5% nel 2015/16) e sono le ragazze ad essere prese maggiormente di mira. Ciò che è più sconvolgente è che i dati dimostrano che le vittime più colpite sono nella fascia di età tra gli 11 e i 13 anni. Questa è una fascia d’età estremamente delicata, in cui subire violenze ed essere presi di mira dai compagni, distrugge profondamente l’autostima e la sicurezza personale soprattutto se il “leone da tastiera” è anonimo e non esce allo scoperto.
Il grooming online, anche detto “adescamento di minori in rete”, si sta diffondendo a macchia d’olio: oltre il 18% dei ragazzi accetta l’amicizia da chiunque, mentre le ragazze sembrano essere più selettive a attente. Nonostante ciò, molti adolescenti hanno ammesso di aver chattato con perfetti sconosciuti e alcuni hanno addirittura dichiarato di aver incontrato dal vivo una persona conosciuta su internet.
Da questi dati emerge un bisogno enorme da parte dei ragazzi di creare legami online perché spesso da soli e abbandonati sul web. Essi, non appena trovano qualcuno in grado di ascoltarli, si lanciano completamente, non valutando le conseguenze e dirigendosi dritti in trappola. Per questo, i ragazzi “incastrati nella rete” hanno bisogno di avere tra le mani strumenti efficaci per potersi muovere con maggior sicurezza nel mondo virtuale.
Importantissimo il ruolo dei genitori, che devono riuscire a dare sempre un esempio positivo e mostrarsi coerenti tra quello che si dice e quello che si fa, mettendo al primo posto con i figli il contatto visivo, il dialogo e la comunicazione faccia a faccia, tutti elementi che si stanno gradualmente perdendo all’interno delle relazioni e delle famiglie.
di Marianna Scattarelli