Se è vero che il cuore della Santa Messa è costituito dalla Liturgia della Parola e da quella Eucaristica, non sono assolutamente da sottovalutare o ritenere superflui i riti di introduzione, con cui ci rendiamo degni di partecipare alla celebrazione del Santo Sacrificio, e quelli conclusivi che, di detta partecipazione, ci aiutano a trasferire i frutti nella vita di ogni giorno dando un senso efficace e completo alla nostra presenza.
Durante i riti di introduzione, i fedeli accolgono il sacerdote, con cui formano l’Assemblea del popolo di Dio. Il sacerdote, giunto all’altare, simbolo di Cristo, si inchina in segno di riverenza, lo bacia e subito recita l’antifona, omessa qualora sia stato eseguito il canto d’ingresso. Al segno di croce, che i fedeli tracciano insieme al sacerdote, segue il suo saluto che può essere variamente formulato (l’Assemblea risponde “E con il tuo Spirito”). È possibile che, a questo punto il presidente della celebrazione faccia una breve presentazione della messa del giorno, altrimenti passa subito all’atto penitenziale e, anche in questo caso, può utilizzare formule diverse per invocare il perdono di Dio.
Dopo una breve pausa di silenzio, da utilizzare per un breve esame di coscienza, l’Assemblea recita il Confesso che può essere sostituito da altre formule penitenziali che prevedono un dialogo tra sacerdote e fedeli. Seguono la formula di assoluzione recitata dal sacerdote (da non confondere con quella della confessione sacramentale), l’Amen di assenso dei fedeli e la triplice invocazione “Signore pietà…”.
La gioia per il perdono ricevuto viene significativamente manifestata attraverso la recita, quando prevista dalle norme liturgiche, dell’inno angelico “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”. Terminato l’inno, il sacerdote invita alla preghiera. Segue una breve pausa di silenzio in cui ciascun fedele confida al Signore le proprie necessità, esprimendo la sua personale preghiera. Le suppliche dei tanti diventano una preghiera sola (la Colletta, dal latino colligere = raccogliere) attraverso la voce del presidente della celebrazione che, raccogliendole tutte, le presenta al Padre chiedendo di accoglierle nel nome del suo figlio Gesù.
Tutte le preghiere che il sacerdote rivolge a Dio Padre sono formulate nel nome di Gesù suo Figlio che ha promesso: «Io vado al Padre e qualunque cosa chiederete in nome mio la farò» (Gv 14, 12-13). Le preghiere rivolte a Gesù si concludono, invece, con la formula: “Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli”. L’acclamazione “Amen”, con cui i fedeli formulano il loro gioioso assenso alla preghiera del sacerdote, conclude i riti di introduzione.
di Gaetano la Martire