Nell’ultimo numero dell’anno del settimanale diocesano “Luce e Vita” in prima pagina è stato pubblicato il messaggio augurale del Vescovo, riportato integralmente di seguito.
Mi piacerebbe stringere la mano di tutti augurando di persona Buon Natale. I limiti dello spazio e del tempo, tuttavia, non mi impediscono di raggiungervi ugualmente, sia pure attraverso questo breve messaggio. Non per dirvi parole, ma per offrirvi un semplice gesto di vicinanza. Le parole, oggi più che mai, possono risultare sospette di stanca ritualità; i gesti, invece, convincono di più.
D’altra parte, il mistero del Natale è un evento silenzioso. Eppure, lì avviene il fatto più eclatante della storia: Dio si fa uomo! Uno scandalo!
Così lo hanno avvertito personaggi famosi, scienziati, filosofi. Kierkegaard, per esempio, dice che noi ci scandalizziamo davanti alla Croce, in realtà dovemmo scandalizzarci davanti alla grotta di Betlemme. E perché dovremmo scandalizzarci? Perché Dio entra nella Storia, anzi si fa Storia; perché Dio si fa debole, si fa bambino, diviene l’Emmanuele: Dio-con-noi. Tutto questo è reso possibile dall’unica motivazione che si chiama Amore.
Sarebbe una grande contraddizione che Dio viene a cercarci nella Storia, ma noi non ci siamo. Forse perché ci siamo fatti il “nostro” Natale. Quello romantico, quello taroccato, quello delle notti illuminate dai led che si rincorrono. I Vangeli ci dicono che i pastori, appena appresa la notizia, si muovono; i Magi, guidati dalla stella, vengono da lontano. Non ci vuole molto per comprendere che Natale è incontro. Incontro con Lui. Dio viene da lontano; da parte nostra, almeno, ci sia la disponibilità a lasciarci incontrare.
A me interessa che venga, che venga in questa valle di lacrime, che venga a piangere con noi, che venga alle nostre mense, che venga nelle nostre case, che venga a vivere la difficile situazione economica di tantissime famiglie. Forse non risolverà i problemi, so però che Egli è “dentro” la nostra Storia e che non è “indifferente” spettatore di fronte agli affanni della vita. Per questo oso incoraggiare tanti (troppi) che ritengono di non avere diritto di cittadinanza nel Natale 2014.
Solo se sostenuti da tale convinzione e animati da simili sentimenti, le nostre speranze potranno rinverdire. Allora potrà scemare la nostra angoscia esistenziale. Allora potrà cominciare quella risalita che l’umanità, mai così prostrata ed inquieta, inconsciamente sospira. Allora potremo veramente ri-nascere. E sarà davvero Natale!
Auguri!
+ don Gino, vescovo