«Il santo è Uno a cui non si attribuiscono imprese grandiose, né celebri discorsi, ma che porta a compimento il piano di Dio attraverso una presenza umile e silenziosa e attraverso il proprio patire». Sono le parole di Papa Francesco tratte dall’omelia della messa di canonizzazione di 4 nuovi santi il 18 ottobre del 2015. Senza dubbio, il nostro vicario parrocchiale, don Angelantonio Magarelli, è un uomo di Dio umile che conosce il volto della sofferenza.
Nato il 5 aprile 1968, ordinato sacerdote il 5 settembre 1998, è entrato nella nostra comunità parrocchiale da poco più di un mese, ma il suo percorso sacerdotale è costellato di numerose comunità e caratterizzato dal servizio a favore della Chiesa, di ammalati e sofferenti.
Fino al 2001 ha offerto il suo servizio alla Parrocchia San Giuseppe di Giovinazzo, subito dopo a Sant’Achille di Molfetta, poi alla Concattedrale di Ruvo e di Terlizzi, infine è stato parroco presso la comunità dei Santi Medici a Terlizzi e del Sacro Cuore a Molfetta.
La Redazione del Giornale Parrocchiale ha ritenuto opportuno intervistarlo per farlo conoscere alla comunità parrocchiale di San Bernardino.
Don Angelo, quali sono le tappe del tuo percorso verso la vocazione sacerdotale?
«Ho trascorso alcuni anni nel Seminario Minore. Lasciato il Seminario Minore, mi sono inserito nella Parrocchia del Sacro Cuore e qui mi sono formato grazie anche all’Azione Cattolica. A 22 anni ho svolto il Servizio Civile a Taurisano, dove ho anche collaborato all’assistenza ai portatori di handicap e malati di aids».
Come hai riconosciuto la voce del Signore? Come hai compreso che la tua vocazione era quella sacerdotale?
«Ho avuto prima una relazione sentimentale, ma è stato un campo scuola giovani a segnare un cambiamento alla mia vita. È proprio in questa occasione che il Signore mi chiamava a seguirlo.
Naturalmente, c’è stato un ampio discernimento, soprattutto con don Vito Angiulli, adesso Vescovo della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, che mi ha ascoltato per quasi un’ora e subito dopo ha comunicato a don Francesco Gadaleta, allora parroco del Sacro Cuore, il mio desiderio di iniziare il percorso di formazione presso il Seminario Teologico».
Come è cambiato il tuo modo di vedere il mondo, gli altri, il prossimo in questi 25 anni di sacerdozio?
«In questi 25 anni la società si è evoluta e la Chiesa è chiamata interpretare i segni dei tempi alla luce della Parola di Dio e dei documenti del Magistero. Ciò che non deve cambiare nella vita del presbitero è il desiderio di cercare Dio e amarlo sempre, nella gioia e nella sofferenza, impegnandosi concretamente affinché i valori cristiani siano vissuti da tutti i credenti in Cristo».
Come la malattia ha inciso sul tuo ministero?
«Dal primo momento, quando mi è stato diagnostico un lungo tempo di sofferenza, una lunga Quaresima in cui vivere il momento della prova, al buon Dio ho chiesto la forza e la consolazione. Sono 7 anni che sto lottando contro un tumore.
Nonostante tutto non ho mai perso il senso della speranza, quella virtù che ci apre alla vita, alle cose belle dell’esistenza, a prescindere dalle difficoltà, dalla malattia e dalla sofferenza, dalla paura della morte che è sempre presente. Gesù Risorto è la mia consolazione e il mio punto di riferimento».
Come la vicinanza e la preghiera degli affetti più cari, dei tuoi amici e dei parrocchiani ti ha aiutato ad affrontare la malattia?
«Tanti mi sono stati e mi sono vicini, oltre alla mia famiglia. Pregano per me. È la loro preghiera che, attraverso Gesù Cristo, mi dona forza ed energia.
Ed è proprio grazie alla malattia che ho capito quanto sia fondamentale pregare per tutti i malati, stare accanto a loro e condividere anche l’esperienza della malattia, portando ad essi la consolazione della Parola e dell’amore di Dio».
Don Angelo, come nasce la passione per la musica, cosa rappresenta per te?
«Ho iniziato a conoscere la musica all’età dei 10 anni, grazie a don Franco Abbattista, da cui osservavo i movimenti delle sue mani sulla tastiera. Non posso non citare e ringraziare don Giuseppe de Candia e don Salvatore Pappagallo ai quali devo l’inizio della mia formazione musicale. Al Conservatorio di Bari ho conseguito il diploma in composizione sperimentale.
La musica è bellezza. È una bellezza ontologica che possiamo considerare un dono di Dio».
Qual è stata la tua impressione verso la comunità di San Bernardino?
«Sono entrato in silenzio in questa comunità. Da subito ho apprezzato il vostro spirito di accoglienza.
È una comunità responsabile, che ama soprattutto Dio. Ciò è emerso dalle relazioni condivise nelle Pre-Assemblee di Azione Cattolica.
Il servizio che svolgete con il cuore e l’attenzione al territorio e al prossimo è il distintivo che vi contraddistingue e vi rende testimoni di Cristo e del suo Vangelo».