Ad appena un mese dal suo ingresso canonico in Parrocchia, la Redazione del Giornale parrocchiale “ComUnione” ha intervistato don Raffaele Tatulli per conoscere meglio la sua persona, la sua vocazione e il suo operato pastorale.
Don Raffaele, come e quando è nata la tua vocazione? Cosa significa per te essere sacerdote e parroco?
La mia vocazione è nata con molta semplicità, ovvero partecipando attivamente alla vita della comunità parrocchiale di San Domenico a Molfetta. Anzitutto, ho frequentato il cammino di Azione Cattolica secondo la vecchia impostazione, poi sono stato anche ministrante. All’età di 11 anni ho espresso il desiderio di entrare in Seminario per iniziare il cammino di discernimento nella vocazione.
Solo attraverso questo percorso vocazionale, con la preghiera e l’aiuto di chi avevo accanto, ho capito quale doveva essere la mia strada, ciò che il Signore mi chiedeva e, con molta gioia e tanta trepidazione, sono stato istituito sacerdote il 2 aprile del 1978. Da allora la mia vita è cambiata completamente perché il sacerdote è al servizio del popolo di Dio e della Chiesa.
Quali incarichi hai ricoperto nel tuo ministero sacerdotale? Quali sono state le esperienze che più ti hanno arricchito?
Nei primi tempi ho servito la Chiesa nel Seminario Regionale e nel Seminario Vescovile, come vicerettore e come animatore. Poi, nel 1984, il Servo di Dio don Tonino mi ha affidato la comunità parrocchiale della Cattedrale in Molfetta, dovendo sostituire don Ignazio de Gioia che partiva in missione in Argentina. Anche questa esperienza mi ha arricchito tantissimo: era la prima volta che ricoprivo l’incarico di parroco e, nello stesso tempo, avevo la fiducia di don Tonino e degli altri sacerdoti, essendo uno dei giovani sacerdoti che iniziava il cammino pastorale in una parrocchia.
Per ben 10 anni e per tutto il periodo dell’episcopato di don Tonino sono rimasto in Cattedrale e la sua presenza per me è stata davvero un dono di grazia. In quel periodo, la Cattedrale era non solo il luogo dove don Tonino radunava i giovani e l’assemblea dei fedeli per la Santa Messa, ma anche il punto di passaggio e di ristoro spirituale di quanti lui incontrava in episcopio durante la giornata. Per cui, l’esperienza più forte è stata sicuramente quella di essere Parroco della Cattedrale durante l’episcopato di don Tonino.
Successivamente, sono stato parroco nella comunità di Sant’Agostino a Giovinazzo e, infine, l’altra esperienza molto forte è stata quella di Sant’Achille, che ho guidato per ben 16 anni. A prescindere dalla vita comunitaria parrocchiale, animata e complessa nella sua gestione per il numero di parrocchiani e per i gruppi e associazioni presenti, ho seguito la costruzione della nuova aula liturgica che doveva accogliere la popolazione che aumentava di giorno in giorno. Anche l’esperienza della costruzione della nuova chiesa, le preoccupazioni, i rapporti con le imprese, con le maestranze, mi hanno permesso di maturare veramente tanto, senza perdere mai di vista il mio impegno principale, ovvero il servizio alla comunità parrocchiale che è cresciuta camminando rettamente nel cammino spirituale e in quello pastorale.
Dopo questo primissimo periodo di ambientamento a San Bernardino, come ti stai trovando? Quali sono state le tue sensazioni ed emozioni nel momento in cui sei diventato parroco di questa comunità?
Devo essere sincero, mi sto trovando veramente bene. San Bernardino è una comunità più piccola di quelle precedenti che mi sono state affidate, ben organizzata e fortemente consapevole delle proprie forze. Insomma, una comunità sempre pronta a collaborare con il suo pastore e ad approfondire la sua vita spirituale sulla strada del Vangelo. Ho subito avvertito la disponibilità della comunità, ma anche un particolare affetto nei miei confronti: sono stato accolto molto bene, con tanto amore e tanta stima.
Quali sono le linee fondamentali della tua pastorale parrocchiale? Su quali basi imposterai il cammino formativo di bambini, ragazzi, adulti e famiglie?
Il punto di partenza sarà la Lettera Pastorale del Vescovo, “Vino nuovo in otri nuovi”, oltre alle indicazioni che i Vescovi e il Papa ci hanno offerto e ci indicheranno per il cammino sinodale. Queste devono essere le linee programmatiche prioritarie nel cammino pastorale di questa comunità, cui si affianca l’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi. Vorrei, inoltre, impostare e strutturare il percorso con gli adulti e le famiglie del quartiere e della nostra Parrocchia.
Redazione (Mirko Sabato, Marianna Scattarelli)