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La Liturgia della Parola: la lettura (parte II)

liturgia-della-parola-iiIn tutte le celebrazioni sacramentali e, in particolare, in quella eucaristica, la Liturgia della Parola, attraverso la proclamazione delle letture bibliche, intervallate dal salmo responsoriale, e del brano evangelico, si propone non tanto e non solo di raccontare storie del passato a di fornire una catechesi preparatoria alla Liturgia Eucaristica, quanto di annunciare ed attualizzare un mistero: il progetto di salvezza rivelato da Dia e pienamente realizzato da Gesù. Pertanto, è Dio stesso che ci parla, in quel preciso momento, attraverso le letture bibliche. Sul piano pastorale, questa certezza, affermata dalla Costituzione Liturgica «Sacrosantum Concilium», comporta per un verso l’esigenza di educare i fedeli a un ascolto attento della Parola, perché possa diventare adesione sincera e consapevole al messaggio trasmesso, per l’altro l’importanza da attribuire alla sua proclamazione da parte di coloro che se ne fanno portavoce nella Santa Assemblea.

A questa seconda esigenza, volle corrispondere Paolo VI allorché, con la Lettera apostolica, in forma di Motu proprio, «Ministeria Quaedam», accogliendo le indicazioni espresse dai Padri conciliari attraverso la «Sacrosantum Concilium», stabiliva che i cosiddetti Ordini minori erano aboliti come tali e che da quel momento ne sarebbero stati conservati soltanto due: il lettorato e l’accolitato. Il primo con chiaro riferimento all’annuncio della parola di Dio, il secondo più specificamente orientato al servizio liturgico e della carità. Gli stessi non sarebbero stati più Ministeri ordinati, ma istituiti perché non più riservati ai candidati al sacramento dell’Ordine ma aperti anche ai laici.

L’importanza vitale della Parola di Dio comporta, dunque, che a proclamarla sia un Ministro istituito, il Lettore, scelto dal Vescovo in base a particolari carismi e debitamente istruito al fine di svolgere in maniera efficace il suo ministero. Per poterlo esercitare, al Lettore istituito é richiesta non solo una solida formazione biblica, spirituale e umana, ma anche la conoscenza delle regole essenziali per una corretta e appropriata dizione. In assenza o in mancanza del Lettore istituito, é consentito affidare la proclamazione delle letture ad altri laici che, comunque, dovrebbero essere in grado di svolgere un tale compito nel miglior modo possibile. Molto spesso accade, purtroppo, che le letture vengano affidate, all’ultimo momento, a fedeli che non sono in grado di far giungere agli ascoltatori nella maniera opportuna il messaggio che Dio vuole loro comunicare. Una lettura scialba, monotona o peggio ancora stentata, non rispettosa del tono di voce da utilizzare, delle pause da rispettare, rende estremamente difficile l’ascolto, induce facilmente alla distrazione, impedendo alla Parola di incarnarsi nell’intimo dei fedeli.

di Gaetano la Martire

 

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